mercoledì 31 dicembre 2014

Buon Anno








Verlangsame Dein Tempo, und genieße das Leben.
Du verpaßt nicht nur die Landschaft, wenn du zu schnell vorangehst
- Du verlierst auch das Gefühl dafür,
wohin Du gehst und warum Du dorthin gehst.


°°°°°°
Eddie Cantor

domenica 21 dicembre 2014

augurio



"Quando l'amore parla,  il mondo tace."


 Buon Natale a tutti noi.




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Graziella Torboli
Dicembre 2014












giovedì 11 dicembre 2014

Biscotti e Valzer


Finalmente una giornata di sole!!
Da ieri il tempo si é ripreso ed il mondo riprende a vivere.
Ho fatto una lunga passeggiata nei i campi, felice di vedere il sole.  Guardavo gli alberi spogli,  dai quali    trapelava l’azzurro del cielo,  sembrava ridessero.
Nel pomeriggio, ho fatto dei biscotti al cioccolato che gusteremo a Natale. Mi sono sbizzarrita con le formine di cuori e stelle!
Per rendere il pomeriggio ancora piú perfetto, mentre lavoravo, ho infilato nel lettore un CD di Valzer di Strauss.
I bellissimi valzer, mi hanno cosí coinvolta da farsí che la voglia di ballare ha preso il sopravvento. Ho iniziato a volteggiare in cucina, fra una sfornata e l’altra, a tempo di valzer, finché non ho dimenticato i biscotti. Ne ho bruciati alcuni, per fortuna solo....alcuni.
È sera. Ora ho finito, sono molto soddisfatta e mi riposo.

°°°°°
Graziella Torboli
dicembre 2014

domenica 7 dicembre 2014

pioggia o lacrime?

Il cielo guarda l' Italia e piange.
Le sue lacrime sommergono non solo la terra , ma anche le nostre speranze.
I signori di Roma non si scompongono;
loro sono all' asciutto.


G. Torboli 
Dic. 2014

venerdì 28 novembre 2014

buon giorno !!

Alle ore 5 di questa mattina, il mio sonno é stato interrotto da una lite feroce di due gatti sotto la mia finestra.
Mi sono alzata, ormai non riuscivo piú a dormire. Dopo aver sorbito il mio adorato caffé ho fatto esercizi di matematica.
La matematica mi mette di buon umore e dopo due ore di calcoli algebrici mi sono sentita cosí soddifatta da dimenticare perfino la pioggia che da giorni mi opprime con il suo ininterrotto ticchettio.
Sono annoiata da questo tempo grigio e umido, ho tanta voglia di sole.
La matematica mi ha regalato un raggio di sole.
Buon giorno a noi tutti.

°°°°°°°
Graziella Torboli
novembre 2014


giovedì 20 novembre 2014

ancora una favola....



Il mare, il sole, il vento.

Un raggio di sole ancora insonnolito, si alzó lentamente all´orrizzonte.
Illuminó lievemente il cielo e si posó sul mare che subito esclamó, - Oh, come sei caldo e morbido, ho avuto un po di freddo questa notte e mi sentivo solo-. Il raggio di sole chiamó ad uno ad uno tutti gli altri raggi ed insieme si posarono sul mare.
Il mare brilló di gioia e di piacere, ringrazió i raggi del sole e rimase quieto a godersi il loro calore. Brillava il mare, come fosse cosparso di brillanti, diventando sempre piú azzurro e vivace.
A poco a poco  i raggi del sole presero a scendere nel profondo del mare ed il loro calore sveglió le alghe e tutti i pesci intorno. Tutto si mise in movimento. Pesci piccoli, pesci grandi di tutte le forme e colori  salutarono il sole uscendo dai loro nascondigli .
Le piante marine scrollarono le loro verdi chiome e salutarono il sole.
Il mare era felice. La vita pulsava dentro di lui . Aveva voglia di giocare, correre, saltare, fare capriole e scoprire cose nuove. Il mare era anche molto curioso e voleva sempre sapere ogni cosa.
Ogni giorno chiamava il vento, suo compagno di giochi e suo migliore amico, ed insieme ne combinavano di tutti i colori.
Pure al vento piaceva molto giocare con il mare perché era morbido e spumeggiante.
Come si divertiva il vento, quando riusciva a formare le grandi onde ed a farle infrangere schiumeggianti contro scogli o spiagge. Come si divertiva il mare, quando scopriva nuovi paesi e nuovi paesaggi. Spesso non resisteva alla tentazione di portarsi vie qualche ricordo che poi, o lo lasciava galleggiare o lo lasciava andare a fondo per far giocare i pesci .
Dopo tante scorribande il vento e il mare  esausti  si mettevano a riposo. L´uno, lasciandosi dondolare sul morbido mare, l‘altro, lasciandosi abbracciare dal sole.
La sera il mare si metteva tranquillo perché anche il vento ormai spossato se ne andava a riposare sulla grande montagna.
Rimasto solo, il mare ancora tiepido da tutto il calore avuto dal sole si accomodava nel suo grande letto ad aspettare la notte. I suoi grandi occhi azzurri rivolti verso il cielo, aspettava con ansia che il sole accendesse la luna per poter finalmente sentirla cantare le canzoni della notte.- Oh! come e´bello sentir cantare la luna !-  Esclamava il mare.
Poco dopo si addormentava felice.

Accadde che un mattino, il mare svegliandosi sentí un freddo insolito. - Gli venne da fare - Brrr  - e disse - che cosa succede?- Guardó in alto e vide il cielo coperto da grandi nuvoloni neri.
- Oggi niente sole - si disse - ma fra poco verrá il mio amico vento e gli faró spazzare il cielo.
Aspettó per quel giorno, aspettó ancora per tanti giorni, ma il suo amico vento non venne. - Dove sará mai ?- si chiedeva il mare sempre piú preoccupato, scrutando i dintorni.
Il mare diventava ogni giorno piú triste. Anche il suo colore non era piú azzurro ma grigio chiaro e grigio scuro. Il mare si sentiva brutto, triste ed aveva sempre piú freddo.
Anche i delfini e le balene non giocavano piú. Anche loro avevano freddo ed erano tristi. Le alghe stavano cosí immobili sul fondo del mare da sembrare dei fantasmi  ed i fiori marini tenevano le corolle chiuse e chinate verso terra. I pesci grandi e piccoli nuotavano lentamente o si adagiavano sul fondo del mare.
Oh ! che tristezza - ripeteva il mare guardando dentro di sé .
I grandi nuvoloni guardavano minacciosi il mare e divantavano sempre piu´densi e neri.
Un grande gabbiano volando sul mare sentí un lungo gemito. Prima si spaventó poi si incuriosí ed aguzzó le orecchie. - C‘équalcuno che sta male?- chiese con voce ansiosa.
Io sto male - disse il mare , mi puoi aiutare?- Il gabbiano del tutto sbalordito guardó il mare e chiese -  Ho propirio capito bene?- Purtroppo si -  rispose il mare.
Fu cosí che il mare raccontó l´accaduto e la causa di tutta la sua tristezza.
Racconto che il suo amico vento lo aveva abbandonato,  che le nuvole tenevano lontano il sole e che tutti avevano freddo.
Il  gabbiano ascoltó assorto e poi disse - No, caro mare, il vento non ti ha abbandonato, io só dove si trova. Me l´ha detto la grande aquila.
-Dimmi, dimmi, dove si trova il vento, ho bisogno di lui- esclamó il mare con grande ansia.  Il gabbiano si affrettó a raccontare quanto sapeva e disse - Il vento é stato catturato dal vecchio vulcano che abita sulla grande montagna. Il vecchio vulcano lo costringe a soffiare sul suo fuoco perché lui é vecchio e non ha piú la forza di far fiammeggiare il suo cratere.- Il mare fu sconvolto da questo racconto ed esclamó  - non ci posso credere- non ci posso credere -  continuó a ripetere per un pó di tempo.

Il gabbiano vedendo il mare cosí disperato e triste, divenne triste pure lui.
Dopo un lungo silenzio il mare disse al gabbiano - non dobbiamo scoraggiarci, dobbiamo trovare und soluzione, ora che sappiamo, dove si trova il vento.-
Ad und tratto il mare esclamó - Ho trovato ! - e grido´cosí forte che il gabbiano si spaventó e cadde all´indietro. - Che cosa hai trovato ? chiese il gabbiano rialzandosi  - ho trovato il modo per liberare il vento.- disse il mare. E come?- chiese il gabbiano.

Con l´aiuto di mia sorella sorgente. Lei abita sulla grande montagna e ci vediamo tutti i giorni. Lei che sta sulla montagna andrá dal vecchio Vulcano, trasformerá il cratere in un laghetto e cosí il Vulcano non avrá piú bisogno del vento e lo lascierá libero.
E cosí fu fatto.
La sorgente fu ben felice di aiutare il mare, e prese subito a scorrere attraverso le infinite caverne, canali e canaletti della grande montagna finché giunse scrosciante nel vulcano. Lui, prima si spaventó , poi si arrabbió e tentó di lottare mandando contro la sorgente le sue piú grandi fiamme,  ma alla fine cedde e lasció la sorgente padrona del cratere che in breve tempo diventó un grande lago azzurro.

Il vento ormai libero ma ancora intorpidito dalla lunga prigionia rimase fermo sulla montagna guardandosi intorno. Fu cosí che rivide il mare e vide quant´era triste. Il vento guardó il cielo e vide i minacciosi nuvoloni neri. Ho! che disastro - esclamó il vento alzandosi velocemente e dirigendosi soffiando verso cielo.
Si udí l´urlo di gioia del mare, si udirono i forti sibili di rabbia che il vento soffiava verso i nuvoloni, si udirono i grandi tonfi ed i lamenti dei nuvoloni, che cercando di scappare dalla furia del vento si urtavano l‘un l´altro ferendosi a vicenda.
Quando l´ultimo nuvolone fu sparito, il sole fece splendere i suoi piú caldi raggi sul mare ed il loro calore penetró in un baleno nelle acque piú profonde riportando la luce e la gioia di vivere a tutti gli animali, alle piante, e dipinse il mare di mille colori.
La vita nel mare si mise in movimento, sembrava una grande festa da ballo anche se non c´era la musica...... o forse c´era la musica?
Il vento lo sá, ma lo tiene segreto.


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Graziella Torboli
2005

sabato 15 novembre 2014

Autunno



Autunno 

Piove molto, da giorni prevale il maltempo.
L’autunno é in parte privato della sua bellezza. Il forte vento ha fatto cadere anzitempo gran parte delle foglie e solo pochi alberi sfoggiano i loro colori. Nei prati e nei giardini, le foglie giaciono sotto gli alberi in forma circolare, foglie gialle, rosse, arancione, marrone e verdi. Cerchi colorati, su prati verdi. L’albero in mezzo al cerchio é spoglio, sembra triste.
Osservo gli alberi spogli, il tronco, i rami, la struttura. E` affascinante come ogni pianta con le sue forme parla di sé.
Sono certa che esistono piante felici e piante infelici.
E´mattina.
Fuori tira un forte vento, non promette bel tempo.
Sento gracchiare i corvi, annuncio di pioggia.
Oggi dovró rinunciare alla mia passeggiata.


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Graziella Torboli
15 nov. 2014

domenica 9 novembre 2014

Ètienne de la Boétie




Un brano tratto dal libro „ Discorso della servitú volontaria „.

.........Se esistesse un paese, come narra Omero die Cimmeri, dove il sole si mostra diversamente che a noi, e dopo avere illuminato per sei mesi di continuo i suoi abitanti, li lascia a dormire nell’oscuritá senza rendergli piú visita per l’altra metá dell’anno, ci si stupirebbe se i nati in questa lunga notte, non avendo mai sentito parlare del chiarore, non avendo mai visto il giorno, si abituassero alle tenebre in cui sono nati, senza piú desiderare la luce? Mai si piange quel che mai si é avuto;
il rimpianto sopraggiunge solo dopo il piacere, e insieme alla conoscenza del male si dá sempre il ricordo della gioia passata. La natura dell’uomo é certo quella di essere libero dalla servitú e di volerlo; ma per natura egli mantiene anche la piega che l’educazione e il nutrimento gli imprimono.
Diciamo dunque che per l’uomo diventano naturali tutte le cose di cui si nutre e a cui si abitua;  ma che gli é innato soltanto ció a cui lo chiama la sua natura semplice e non alterata; la prima ragione della servitú volontaria é dunque l’abitudine.
Proprio come accade ai migliori cavalli da battaglia, che all’inizio mordono il freno e poi ci prendono gusto, che prima recalcitrano sotto la sella, poi invece si addobbano di finimenti e, tutti fieri, si pavoneggiano nella loro bordatura. Cosí gli uomini dicono di essere stati sempre sottomessi, perché cosí hanno vissuto i loro padri; pensano di essere tenuti a sopportare il male, se ne convincono a forza di esempi, e gettano loro stessi, con il passare del tempo, le fondamenta del potere di chi li tiranneggia.
Ma loscorrere degli anni, in veritá, non conferisce a nessuno di fare del male, aggrava semmai l’ingiustizia. Cosí c’é sempre qualcuno, nato meglio degli altri, che sente il peso del giogo e non puó fare a meno di scuoterlo; che non si lascia mai addomesticare dalla sottomissione e che, come Ulisse, che per mare e per terra sempre cercava di scorgere il fumo del suo focolare, non puó mai trattenersi dal pensare ai suoi privilegi naturali, dal ricordarsi dei suoi precursori e della loro condizione.
Sono spesso e volentieri individui del genere, dalla mente lucida e dallo spirito chiaroveggente, che non si accontentano come fa il grosso della plebe, di guardare solo quel che sta davanti alla punta dei loro piedi. Pensano invece a quanto sta dietro e davanti, ricordano le cose passate per giudicare quelle del tempo a venire e trovare la misura di quelle presenti; sono quelli che, avendo giá di per sé una bella testa, l’hanno ulteriormente affinata con lo studio e la cultura.
Costoro, quand’anche la libertá fosse per intero perduta e scacciata dal mondo, riuscirebbero a immaginarla e a sentirla nella loro mente, ad assaporarla ancora; la servitú non é mai di loro gusto, per bene che la si addobbi..................



°°°°°°
Étienne de la Boétie
( 1530 – 1563)

domenica 2 novembre 2014

Bumerang



 Una frase che mi ha dato da pensare:

„Non mentiamo mai a qualcuno piú che a noi stessi.“

Sembra una frase fatta, una frase banale , ma non lo é.
In questa frase c’è una forma di giustizia  con effetto causale che mi soddisfa alquanto.
La menzogna fa male a chi la deve subire,  ma fa piú male a chi la sostiene.

Mentire ad altri é mentire a se stessi. È come lanciare un Bumerang o sputare contro vento. La menzogna, ritorna da dove proviene.

Chi mente pensa di guadagnare qualche cosa invece perde, perché  tradisce se stesso.
Mentento, nasconde la sua veritá, la sua realtá.

Mentire é voler vivere una realtá diversa da quella in cui siamo. Perché?
Perché ci nascondiamo anziché godere della libertá di essere?

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Graziella Torboli
Novembre 2014

martedì 14 ottobre 2014

MIRA.vier




Ho avuto il piacere di partecipare a questa Prima a Colonia in germania.
E' stato uno spettacolo avvincente ed emozionante.

G.T. ottobre 2014

 

sabato 27 settembre 2014

Noi,donne


Noi, donne

Parlare di noi donne é un’arduo compito.
Da tempo porto in me questo desiderio ma non riuscivo a decidermi di farlo. Paura? Paura di essere ingiusta? Di essere fraintesa? Paura di non tenere in considerazione l’epoca in cui viviamo?
Ció che mi ha fatto decidere é, che non ho piú voglia di stare a guardare come  sta tragicamente cambiando l’opinione pubblica sull’ educazione dei figli e, di conseguenza, l’aumento dell’insicurezza nei giovani.

Parlare di noi donne, di noi mamme.
La differenza fra queste due é che una vuole realizzarsi con la carriera e  l’altra crede di non potersi realizzare accudendo i figli.
Colei che vuole realizzarsi con la carriera ha seguito degli studi in merito éd é preparata per compiere il suo lavoro.
Ora mi chiedo: quale preparazione ha colei che fará la mamma?
Sembra una domanda sciocca ma é ben lungi da esserlo.
Da quando la nostra societá ha isolato le famiglie e da quando la nostra societá ha valutato il lavoro di mamma sostituibile da ogni istituzine o persona, non c’é da meravigliarsi che ci siano sempre meno donne disposte ad essere mamme e disposte ad accudire la famiglia a tempo pieno.
La mamma di oggi é una donna insicura perché non sa come educare i figli. Non ha la conoscenza.
I vecchi schemi sono stati aboliti. Ma i nuovi quali sono?
Ci sono molti libri, giornali, trasmissioni TV che insegnano innumerevoli teorie.
Ma come scegliere quella giusta?
E quando abbiamo scelto come vogliamo applicarla al nostro bambino?
Sarebbe utile che come i maschi fanno il servizio militare o sociale,  noi donne  fare una scuola di apprendimento sulla maternitá,  pedagogia, e sociologia.
Per esempio : che responsabilitá comprende avere un figlio?
Di cosa necessita un bambino per crescere in armonia?
Quale importanza ha la presenza della mamma ?
Cosa succede a noi donne quando diventiamo mamme?
Non voglio allungare la lista perché mi sembra che l’essenziale sia stato detto.
Sta di fatto che questa idea non verrá mai presa in considerazione, non nella nostra societá perché e´molto scomoda e poi, parlando ironicamente: avere bambini non é certo una cosa nuova.....
Parlare di bambini é un tema ingrato perché é sempre legato a dei cambiamenti, di forma sociale e materiale. Ma anche perché i bambini non vengono considerati seriamente e, di conseguenza non vengono protetti dalla nostra societá.
Quando peró si parla di giovani drogati, criminali o psicopatici, allora lo Stato interviene perché deve sostenere le spese materiali e fare le sue buie statistiche.

Quello che mi sta piú a cuore é la famiglia.
L’educazione dei bambini nell’ambiente famigliare.
Un bambino, almeno fino ai tre anni di vita ha bisogno costante della mamma. Questa presenza serve a lei per conoscere il bambino, ed a lui, per conoscere la mamma.
La presenza della madre infonde sicurezza nella vita del bambino dove tutto é nuovo e da conoscere.
Nella continuitá del giorno dopo giorno, che spesso viene definita noiosa, vien costruito un rapporto fra mamma e figlio.
Il bambino si sente protetto e amato. Amore e presenza, sono le  vitamine indispensabili per la crescita del bambino.
Questo tempo dovremmo viverlo intensamente e con tutta la nostra consapevolezza per scoprire quant’é stupendo crescere un bambino.

Cosa hanno di speciale tutte le altre professioni per farcele invidiare? Niente di niente. La differenza é solo materiale perché le mamme non guadagnano denaro.
Il lavoro di „mamma“ é un lavoro di grande responsabilitá.
Accudire i figli anno dopo anno, soffrire e gioire con loro, seguirli nel loro sviluppo e nel loro mondo a noi sconosciuto, non sará facile e solo dopo tanti anni, cioé quando i figli entreranno nella pubertá, potrá avere delle conferme o non conferme sulla riuscita del suo lavoro.
In quale altro lavoro bisogna aspettare tanto ?

Noi donne abbiamo le qualitá adatte a questo lavoro, ma non solo per questo. Non siamo obbligate a essere mamme, ad avere dei figli. E´una nostra scelta, o almeno dovrebbe esserlo.
La natura ci ha dotate di molte qualitá, si puó dire che ha fatto bene i suoi compiti, ma noi, abbiamo fatto bene i nostri?
Con questa domanda alludo a quanta consapevolezza abbiamo impegnato nelle nostre scelte.
Quando scegliamo di avere un figlio, ma vogliamo continuare la nostra carriera, siamo veramente responsabili di ció che facciamo ? O facciamo scelte solo per tradizione?
Non voglio discutere sulle scelte per necessitá.
La nostra societá sottovaluta il lavoro di madre e posso capire che molte di noi soffrano di questa incomprensione.
Ci siamo lasciate influenzare dalla razionalitá di un regime maschile, ci siamo lasciate condizionare da superflui valori materiali, di conseguenza abbiamo riposto nel dimenticatoio, la nostra intuizione, la nostra cretivitá e piú di tutto i nostri veri sentimenti.
Quando una donna dice di essere rimasta incinta e storce il naso come gli fosse capitato un’incidente, mi sorge la domanda:
Con quale spirito, con quale amore incontrerá il suo bambino se a priori l’ha chiamato incidente? Questo caso esprime la completa mancanza di consapevolezza e ovviamente di maturitá.
Aspettare un bimbo é la vita che continua, é un regalo della vita.

Penso che sia di comune conoscenza che le famiglie si stiano sgretolando non di numero ma di sostanza.
Alle famiglie manca la convinzione, la struttura, i rapporti sociali e l’ amore.
Manca il tempo per occuparsi dei figli , dei loro problemi, delle loro insicurezze, delle loro paure. Troppi genitori di oggi sono occupati a lavorare, a guadagnare e a realizzarsi.
I figli vengono scaricati negli asili, nidi, dai nonni o alle bambinaie.
Si fa presto a minimizzare il problema dicendo : „meglio la nonna che una mamma frustrata.“ Questa frase che spesso ho udita, la trovo indegna.

Il problema non vuole essere affrontato e le soluzioni di comodo sono sempre a favore degli adulti.

La donna si é evoluta, ma dove é finita la mamma?
Non ci é permesso di scegliere fra queste due realtá perché le due parti sono una sola. L’una non puó essere senza l’altra.
Perché anche se non abbiamo figli, abbiamo un cuore di mamma.
Ma come far sí che le due parti del nostro cuore possano essere entrambe felici?
Questa é la sfida che la vita ci ha destinato per compensare il privilegio del nostro grembo materno.
Purtroppo questa sfida viene spesso vissuta male. Troppe madri vivono con sensi di colpa anche se si affaticano giorno e notte.
Perché abbiamo tanti sensi di colpa? Di che cosa ci incolpiamo?
I sensi di colpa arrivano quando siamo infelici, quando c’é qualche cosa che non funziona.
Ad esempio, quando la nostra autostima scarseggia.
L’ autostima é legata all’amore di sé. Se non ci amiamo e non ci stimiamo, che amore diamo ai figli?
A parer mio, questa é la fonte dei nostri sensi di colpa.
La storia di noi donne é molto complessa e tutte noi la portiamo appresso.
Nessuno puó capire ció che noi sentiamo e tanto meno i maschi.
Molti di loro scrivono cose su di noi, ma che cosa scrivono?
Ci sará qualcosa di vero ma il piú sono fantasie e supposizioni.

È nostro compito riflettere su ció che siamo. Non ci aiutano i „se“ e i „ma“ dobbiamo imparare ad essere sincere con noi stesse per raggiungere la necessaria chiarezza.
Stiamo rincorrendo il mondo maschile con il voler emergere, far carriera, arricchirsi, competere. Emanciparsi non significa dimenticare la nostra identitá.
Penso che non ci siano glorie e ricchezze che possano compensare lo spaccamento del nostro cuore.
La chiarezza fa pulsare il cuore al momento giusto, fa funzionare la nostra intuizione per capire ció che veramente vogliamo e per essere responsabili delle proprie scelte.
Evolversi non vuol dire impoverirsi, vuol dire arricchirsi di nuovi valori, conoscenze, visioni e consapevolezza.

Permettendo che la „ maternitá“ divenisse una cosa scomoda o il freno alla nostra realizzazione abbiamo sconfinato una parte di noi stesse nello sgabuzzino delle cose vecchie e passate.


°°°°°°

Graziella Torboli
25 settembre 2014









 















venerdì 19 settembre 2014

sulla "felicitá"




Leggendo un libro di filosofia sulla felicitá, due frasi mi hanno cosí piacevolmente colpita, da voler far partecipare anche altri a questo piacere.

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La felicitá é quella pienezza che, nel momento in cui la si possiede, se ne é in effetti posseduti. In quanto evento che ci possiede, non possiamo „insegnare“ la felicitá, ma solo „viverla.“

Dal libro: la felicitá, di S.Natoli

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Felicitá e infelicitá sono fenomeni dell’anima, la quale prova piacere o dispiacere a esistere a seconda che si senta o non si senta realizzata.
La realizzazione di sé é dunque il fattore decisivo per la felicitá.


Democrito


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giovedì 18 settembre 2014

Festival


A fine settimama sono andata a Carpi ad un festival della filosofia. Ero accompagnata da mia figlia e dalle mie nipotine.
La cittá di Carpi non la conoscevo ed ho avuto una grande sorpresa scoprendo una cittá bellissima.
Non solo l’architettura meravigliosa ma piú che altro  l’armonia e la piacevolezza che ho provato trovandomi fra quelle antiche mura.
La grande piazza medioevale era colma di persone che aspettavano di ascoltare i temi proposti.
Le duemila sedie non bastavano a far prendere posto al numeroso pubblico, tanto che come noi, molti si erano dovuti sedere sul porfido che copriva la piazza. Una giornata calda, un cielo azzurro.
I temi di filosofia erano cosí interessanti e ben scelti, che dopo otto ore mi sembrava di volare.
Avevo la testa piena di cose belle, di nuove idee e di conferme. Comprai dei libri. Una delle mie nipoti era troppo giovane ( 11 anni) per i temi trattati e soffrí un poco per essere stata seduta per tante ore ad ascoltare cose che non capiva, ma un bel gelato la ripagó in parte per la sua pasienza. La  piú grande ( 16 anni) alla quale la filosofia non era sconosciuta é rimasta molto affascinata dalle cose udite ed era felice.
Ripartimmo verso sera alla volta di casa. Due ore di viaggio. Da tanto non avevo trascorso una domenica cosí soddisfacente.


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Graziella Torboli
settembre 2014


lunedì 1 settembre 2014

il passato


Il passato

Il passato é....passato
..... é stato,

permangono le tracce,
le ombre,
nel presente del giorno,

il tempo sovrasta,
le ombre, le tracce
lasciando i ricordi,

sí bianche nuvole
che il sole assorbe
nel cielo della vita.


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Graziella Torboli
settembre 2014

venerdì 22 agosto 2014

Gemme, sí o no ?



Gemme, sí o no ?

Non sempre puó essere piacevole scoprire chi veramente siamo, anche se per scoprirlo ci vorrebbe piú di una vita.
Tuttavia, riflettere su di se, é un dovere.
Sí, é un dovere perché questa nostra unica vita dovremmo poterla vivere come veramente siamo e non come dovremmo o come vorremmo essere.
Riflettere su di se é un arduo lavoro, direi quasi di paragonarlo al lavoro di un minatore in una miniera di diamanti.
Quanta fatica prima di vedere una gemma brillare, quanta roccia da smuovere....
Riflettere su di sé significa cercare la propria veritá, chi siamo , cosa vogliamo, questa é l’unica veritá che si merita questo nome.
Riuscire ad individuare i nostri condizionamenti anche solo in parte, sarebbe come trovare la prima gemma. Fin dall’infanzia tutti noi siamo sottoposti a condizionamenti, l’educazione in  famiglia, la societá, la religione.
Bastano questi  esempi a fornire abbastanza stoffa per discutere. Peró, io non voglio discutere perché non voglio condizionare nessuno.
La riflessione é una cosa personale ed ognuno di noi dovrá superare le sua paure ed io suoi meccanismi di difesa, da solo. Nessuno puó obbligarci a decidere di riflettere.
Le gemme ci aspettano, sta a noi decidere di cercarle.
Ogni gemma appartiene alla nostra vita, quella vita che pulsa dentro di noi, dalla nostra nascita.


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Graziella Torboli
Agosto 2014

giovedì 14 agosto 2014

un'attimo di estate


Un’ attimo di estate


Quieto pomeriggio,
calda estate,
un’aria carezzevole
scuore lievemente
le cime degli alberi.

Cielo azzurro e terso,
cumuli di bianche nuvole
vaganti all’orizzonte.

Due tortore tubano
Sul tetto del vicino.

Guardo, ascolto.

Vedo i miei gerani rossi
che il sole infiamma.
Sento le voci di bambini
Che giocano.

Mi lascio cullare
Sul mio dondolo
e... sogno.

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Graziella Torboli
agosto 2014

mercoledì 23 luglio 2014

L' addio




Tu, parli, parli,
mille parole,
volano intorno a noi,
io non ascolto,
so che menti,
sempre mentirai,
guardo la tua bocca,
le tue labbra,
morbide al bacio,
ti baceró ancora una volta,
per l'ultima volta.


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Graziella Torboli

giovedì 3 luglio 2014

Über die Ironie



Einen Ausschnitt aus dem Buch – das Sein und das Nichts-
Von Jean-Paul Sartre


Kapitel zwei - Die Unwahrhaftigkeit

Es gibt subtilere Verhaltensweisen, deren Darstellung uns in das Innerste des Bewusstsein führen würde: die Ironie ist eine davon.
In der Ironie vernichtet  der Mensch das, was er setzt, in ein und demselben Akte;
Er veranlaßt zu glauben, damit man ihm nicht glaubt; er bestätigt, um zu leugnen, und er leugnet, um zu bestätigen; er schafft einen positive Gegenstand, der aber kein anderes Sein hat als sein Nichts. So erlauben die negative Einstellungen zu sich selbst, eine neue Frage zu stellen:
Was muss der Mensch in seinen Sein sein, damit es ihm möglich ist, sich abzuleugnen?



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mercoledì 25 giugno 2014

Ho pensato che...




L’amore per sè stessi può essere presunzione,
l’ amore per sè stessi può essere ambizione,
l’ amore per se stessi può essere vanità,
e ben altro ancora....

Ma il vero amore per sè stessi sorge dalla consapevolezza.

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Graziella Torboli
giugno 2014 

venerdì 13 giugno 2014

Olga ed i suoi amici



Olga, l’amica di mia sorella è solita invitare amici e conoscenti a pranzo o a cena. Lei non ama sedere a tavola da sola sicché non le rimane che cercare giornalmente dei commensali disposti a gustare i suoi manicaretti. Devo dire  che Olga é una bravissima cuoca nondimeno  molto simpatica e quasi sempre di buon umore.
Questa prima impressione  nasconde peró una latente inquietudine che lei lascia trapelare. È la solitudine che la porta a cercare continui svaghi  e compagnia, invitando qualcuno o andando lei da qualcuno. Non riesce a stare da sola in casa. La separazione da suo marito, avvenuta alcuni anni orsono dopo 25 anni di dura vita matrimoniale, le ha creato un vuoto che non riesce ancora a colmare.

Era domenica sera. Io ero andata a Verona da mia sorella per un fine settimana e insieme siamo andate a Riva del Garda per far visita a nostra madre.
Olga ci aveva invitate per l’ennesima volta a cena, ma noi non avevamo ancora deciso se andarci o meno.
Una telefonata di Olga , mentre eravamo a Riva, ci fece decidere e arrivate a Verona andammo direttamente da lei.
Olga ci accolse con grande gioia.
Sul piccolo prato sintetico davanti alla casetta a schiera, aveva sistemato un tavolo e delle sedie dove giá sedevano due suoi amici. Una coppia che io non conoscevo, ma mia sorella  sí.
Era una tiepida sera di primavera e senz’altro sarebbe stato molto piacevole mangiare fuori.
Olga portó in tavola di tutto e di piú. Ammirando e gustando i suoi manicaretti parlammo del piú e del meno.
Olga e mia sorella conversavano animatamente con la coppia e parlavano di fatti e persone che io non conoscevo e lo sforzo di capire di chi o di che cosa parlassero, mi stressava alquanto. Cosí mi misi ad osservare la coppia.
Lui, un sessantenne pensionato e apparentemente soddisfatto. Sorrideva benevolo e prendeva parte alla conversazione in modo molto discreto. Quasi troppo perfetto per i miei gusti.
Lei aveva circa l’etá del marito. Giá al mio arrivo avevo osservato i suoi occhi azzurri e la tristezza che esprimevano. Il suo viso, ancora bello, era sciupato e stanco. Quando sorrideva, le sue labbra facevano una smorfia quasi  volesse esprimere un dispiacere. Un sorriso senza gioia.
Io osservavo e ascoltavo discorsi di lavoro, di mancanza di soldi, di una villa a Verona, di una appartamento che avevano dovuto lasciare , di un mutuo da pagare, di un divorzio della figlia  ecc. ecc.
Poi sentii raccontare dalla signora che prima di venire a cena, aveva duvuto lavare un armadio che suo marito aveva restaurato. Io la guardai un poco sorpresa e le chiesi perché mai non lo aveva lavato suo marito. Lei mi guardó con il suo sguardo da cane bastonato e disse che avevano bisogno di soldi. Io non volli insistere e lasciai cadere il discorso. Era chiaro che non aveva spiegazioni da dare perché lei voleva cosí. Non dissi altro finché non entrammo in casa per prendere il dessert. L’aria si era fatta troppo fresca per rimanere fuori.
Dopo aver lodato il dessert squisito offerto da Olga , la conversazione continuó, ma il tema prese una svolta diversa. Le radioline. Questo era un tema che non mi interessava per niente, ma il marito della triste signora la pensava diversamente. Lui era un’appassionato di radioline e sapeva tutto su di esse e sui programmi radio.
I gusti non si discutono, dicevo fra me, ascolta e stai zitta.
Quando lui raccontó che ascoltava la radio giorno e notte, che il suo programma si chiamava „ 24 ore“ e dormiva con la radiolina in mano e gli auricolari negli orecchi, io credetti di non aver capito bene. Feci un breve intervento, dicendo che avrebbe potuto approfittare per imparare la lingua inglese dormendo. Credo che non mi abbia sentito. Cercai di immaginarmi la scena dei due a letto. Lui che stringeva la radiolina contro la guancia ascoltando ció che le confidava, lei che lo guardava con i suoi occhi tristi e non diceva parola per non disturbare il suo ascolto. Da sempre lui dormiva cosí e ne parlava come fosse una cosa normale. Lei assentiva con il suo triste sorriso. Forse pensava a tante notti passate ad ascoltare il ronzio della radiolina o forse a desiderare di essere lei al posto della radiolina?
Lui, preso dall’entusiasmo del tema, parlava con foga esaltando i diversi tipi di radioline conosciute.
Concluse dicendo che da trent’anni aquistava sempre lo stesso tipo di radio, lo stesso colore e la stessa marca.
Io lo guardavo sconvolta da questa rivelazione mentre lui mi sorrideva forse pensando di avermi affascinata.
Si parló ancora di questo e quello,ma io non riuscivo a togliermi le radioline dalla mente, anche perchè il signore essendo seduto di fronte a me, me le faceva continuamente ricordare.
Quando fummo in macchina pregai subito mia sorella di darmi qualche informazione sulla signora triste.
Appresi ben presto il perché della tristezza nei suoi occhi .
Dimenticai per un momento le radioline per ascoltare mia sorella .

Tutto ebbe inizio quando la figlia  ambiziosa oltre misura e senz’altro viziata dai genitori si intestardí a comprare una villa in cittá che non poteva finanziare da sola. La figlia era sposata ed aveva due figli, ma durante le trattative, il marito la lasció e divorziarono.
I genitori non volevano deludere la figlia  perció la assecondarono in tutto quello che lei proponeva.
Si fecero garanti per un mutuo stellare dopo aver venduto il loro piccolo appartamento. Nella villa ci sarebbe stato un piccolo appartamento dove avrebbero potuto sistemarsi. Le cose non andarono bene. Il marito non pagava gli alimenti, la figlia  non trovava lavoro e il mutuo non aspettava.
Col tempo, i genitori dovettero liberare il piccolo appartamento per poterlo affittare. I soldi non bastavano mai. Si sistemarono nella villa con la figlia . Il lavoro in casa lo sbrigava la madre alzandosi ogni mattina alle cinque, dopodiché  usciva per lavorare altrove fino a mezzogiorno. La pensione dei genitori non bastava a coprire tutte le spese mensili. Il padre, restaurava mobili e lasciava alla moglie i lavori scomodi. Lei faceva tutto. Non si lamentava mai. Quando il nuovo amico della figlia, che con suo figlio  frequentava la casa specialmente durante i pasti, si comportava in modo arrogante, lamentandosi di questo o quello e lei taceva per non ferire la figlia.
Tutto il mese di dicembre, trovó lavoro in una fabbrica di panettoni durante la notte; al ritorno, preparava la colazione per tutti e faceva i lavori di casa.
Si ridusse cosí ad un passo da un collasso.
Quando appresi da mia sorella che la figlia  aveva soprannominato la madre „Calcutta“ sentii salire dentro me una forte ondata di rabbia, tanto per la madre che per la figlia.
Ma che razza di rapporti famigliari sono questi?
Ma la gente dove ha nascosto il cuore?

Peccato che a queste domande nessuno possa rispondere.


°°°°°°

Graziella Torboli
Giugno 2014

domenica 8 giugno 2014

Paura di fare




Voler fare, ma non fare,
pensare di fare, ma non fare,
dire di fare e non fare.

Prigionieri del volere,
di fare, di non fare,
paura di fare.

Energia sprecata,
senza creativitá,
una strada bloccata , chiusa,
dove noi stiamo fermi
a pensare..........di fare.


°°°°°
Graziella Torboli
 giugno 2014

domenica 18 maggio 2014

serata di venerdí

Venerdí sera ho avuto il piacere di partecipare ad una serata, dove un professore di matematica ha tenuto  una relazione sulla sezione aurea e sulla successione numerica di Fibonacci.
Il tutto, abbinato  all'arte  e alla natura.
Per chi é interessato alla matematica, una simile serata é semplicemente affascinante.
Alla fine é stato letto un detto di san Francesco d'Assisi che ora voglio trascrivere perché mi sembra molto bello.

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Chi lavora con le sue mani é un lavoratore,
chi lavora con le sue mani e la sua testa é un artigiano,
che lavora con le sue mani, la sua testa e il suo cuore é un artista.

°°°°°  

G.Torboli
maggio 2014

venerdì 9 maggio 2014

Die einsame Socke




Sie wartet schon so lange,
in Wind und Wetter,
dort, im Lichtschacht,
am Fenster vom dritten Stock.

Gefangen einer Wäscheklammer
hängt sie an einer Leine,
vergessen und verlassen,
eine alte braune Socke.

Sie sieht nur Fenster und Mauerwerk,
selten, geht mal da und dort
ein Lichtlein an,
selten, geht ein Schatten vorbei.

Als Einzel nicht geplant,
wartet sie auf ihre Zweite,
sie weiss, das so allein,
nie  jemand  nutzen kann.

Die Nacht schaut zu den Sternen,
mit Sehnsucht geplagt,
und träumt zum Himmel schauend,
nie mehr allein zu sein.

°°°°°

Graziella Torboli
8 maggio 2014







lunedì 14 aprile 2014

le parole non dette




Parole non dette,
timide, tremanti,
gioconde, tristi,
cattive,  amorose...

parole non dette...
soppresse, ingoiate,
tacite urla,
taciti sospiri,

parole non dette...
sì insetti fastidiosi,
non danno tregua,
non danno pace.

parole non dette...
scoraggiate e tristi
vaganti nella mente,
oscurano la luce.

Il fruscio del bosco...parla,
il canto degli uccelli...parla,
il ticchettio della pioggia... parla.
Il vento...urla.

Mute le labbra, di cose non dette,
gonfio il cuore, pesante si trascina,
lacrime amare  chiuse nell’ anima,
le parole non dette....


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Graziella Torboli
14 aprile 2014 

martedì 8 aprile 2014

Sulla "Decisione"




Prendere una „decisione“ significa: fare una cosa o non farla. Sembra semplice, ma non lo é.

La „decisione“ in sé,  mi fa pensare all’atto di due mani che tengono teso un elastico. Se una delle due mani lascia la presa, l’elastico sbatte sull’altra. Piú vien teso l’elastico, piú duole il contraccolpo sulla mano colpita.

Dover prendere una decisione comporta spesso insicurezza;  più siamo succubi della tensione provocata dal caso,  meno tendiamo a ponderare sul dafarsi.
Questa metafora vuole rendere l’idea di come possa sorprenderci il risultato di una nostra decisione.
Quando prendiamo una decisione é ovvio che pensiamo sia quella migliore. Ció a cui non pensiamo e che a posteriori ci sorprende , sono le conseguenze, piú o meno negative che dobbiamo subire.
Ma le conseguenze ci sono sempre.
Prendere delle decisioni comporta l’uso di energia ma anche a ricrearla perchè favorisce la nostra creativitá. Questo meccanismo è di vitale importanza.

Quando al mattino „ decidiamo“ di alzarci dal letto, inizia la lunga lista delle decisioni da prendere.
Molte decisioni le prendiamo „automaticamente“ o almeno pare, per esempio, quando guidiamo la macchina.
Non pensiamo con quale piede frenare o accelerare....Peró sono sempre delle decisioni prese da noi.
Se ben osserviamo, le decisioni che prendiamo, (non serve elencarle) provocano e cambiano senza sosta il corso della nostra vita quotidiana.
In verità, questa é la ragione per la quale mi sembra necessario riflettere su questa definizione.
Data la grande quantità delle decisioni da prendere  è ovviamente impossibile ponderare su ogni piccola cosa. Tuttavia, il fatto di riflettere su questa definizione ( la decisione) mette in rilievo la sua complessità e la sua importanza.
La „decisione“ (anche automatica) dipende  sempre dalla nostra volontà. Quando sentiamo dire : non volevo fare questo o non volevo fare quello......Chi si scusa in questo modo, pensa forse di non avere una sua „ Volontà“?

Quando prendiamo delle decisione che ci danneggiano, non dobbiamo cercare le ragioni fuori di noi bensì dentro di noi. Le conseguenze delle decisioni, è bene viverle come lezioni di vita (anche se amare) e non come un errore capitale.

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Graziella Torboli
8 aprile 2014

mercoledì 2 aprile 2014

sensazioni


Sensazioni

È giunta la primavera,
i giardini si adornano di fiori,
l’aria é frizzante e calda,

mi inebriano i profumi,
mi incantano  colori,
si destano i sensi intorpiditi,

spiegano le ali come uccelli,
volando fra le chiome degli alberi,
sui prati i fiore,

la gioia mi porta piú su,
in alto nel cielo,
vicino al sole.

°°°°°
Graziella Torboli
2 aprile 2014



domenica 30 marzo 2014

il tradimento




Il volto nascosto
appare nella notte,
realtá e sogno si confondono,
due volti in uno.

Due volti mentitori si alternano in azione,
uno piange, l’altro ride
uno implora, l’altro sgrida,
uno fa il servo, l’altro il padrone........

È una lista molto lunga ,
di incertezze  e sofferenze,
che fan  perder la chiarezza,
per scoprir la nefandezza.


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Graziella Torboli
30 marzo 2014






giovedì 20 marzo 2014

Riflessione sulla volontà





La nostra „volontà“ può agire per noi o contro di noi.
Tutto sta nel distinguere ciò che veramente  vogliamo e scoprire prima di mettere in atto la nostra decisione, se quello che vogliamo fare è veramente  a nostro profitto o a nostro scapito.

°°°°°
Graziella Torboli
Marzo 2014

mercoledì 19 marzo 2014

ben detto




Gli uomini sono ben lungi dal poter essere facilmente guidati dalla ragione;
ciascuno è sospinto dai suoi personali impulsi al piacere e gli uomini spessissimo sono a tal punto dominati dall’invidia, dalla collera che nessun posto resta per la capacità di riflettere e giudicare.

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Baruch Spinoza ( filosofo)

domenica 16 marzo 2014

quando è sera




Trabocca la mente di pensieri,
pensieri leggeri, pensieri pesanti,
Esuli pensieri, vaganti nel nulla,
come onde del mare,
vanno e vengono,
si infrangono sugli scogli,
o scivolano sulla rena,
con movimento monotono e insistente.
Pensieri di vita, vissuta, passata,
nuociono al cuore, ingombrano la mente.

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Graziella Torboli
16 marzo 2014

A. Einstein





La cosa piú bella che possiamo sperimentare è il mistero.
Esso è la sorgente di tutta la vera Arte e la vera Scienza.

A. Einstein

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......questo spiega, perchè sia fondamentale essere curiosi

Graziella Torboli
marzo 2014

lunedì 10 marzo 2014

Marzo





È l’alba. Mi ha svegliata il canto degli uccelli. Fa ancora buio, ma verso est un leggero chiarore all’orizzonte annuncia il sorgere del sole.
Alzo gli occhi e guardo il cielo. Vedo la stella del mattino splendere davanti a me.
Il suo traballante bagliore pare un sorriso.
Il merlo, sul tetto del vicino sta ancora cantando il suo inno all’amore.
Il sole sta sorgendo.

Buon giorno a tutti!!!!


°°°°°
Graziella Torboli
marzo 2014

sabato 22 febbraio 2014

L' albero


L’ albero e il deserto


Portato dal vento,
cresco solo, fra alte dune,
fra cielo e sabbia,
dove il sole rovente é senza pietá,

Cresco solo, fra le dune,
il vento caldo mi scuote,
spezza i miei rami.
scendono nel profondo le mie radici
si aggrappano alla terra,

la notte mi porta ristoro,
con piccole gocce di vita,
e si posan su me e sulla duna,
splendendo al chiaror della luna.


°°°°°

Graziella Torboli
22 febb. 2014

domenica 16 febbraio 2014

dal mio diario: il viaggio in Egitto


 dicembre 2006

.........
Il nostro viaggio prosegue verso sud.
Questa mattina abbiamo lasciato Hurghada per dirigerci verso Marsa-Alam.
Seguiamo la costa del Mar Rosso. Ci fermiamo spesso per ammirare il panorama e i colori del mare. Sono indescrivibili. Tutti i colori mai visti prima sono presenti in questo mare stupendo. Ci incantiamo a guardare, a respirare l’odore del mare. Ci sono dei relitti di barche e molti rifiuti sulla spiaggia, ma anche tante  conchiglie e coralli. Ne raccogliamo alcune, sono molto calcifizzate e molto belle.
La costa é in parte selvaggia, poi , per alcuni chilometri, vediamo sorgere dozzine di villaggi turistici, in parte in fabbricazione, in parte completi, ma chiusi. Sono alberghi e Bungalow cintati da alte mura, pronti per accogliere e proteggere i futuri turisti.
Alla nostra destra, il deserto. È un deserto un po’ triste perché  é invaso da rifiuti. A tratti, lunghe reti metalliche recintano le aree miltari. Nelle reti si imprigionano gli innumerevoli sacchetti di plastica portati dal vento. I pochi cespugli che crescono sulla strada sono pure ingombrati da rifiuti tanto che, visti da lontano, sembrano pieni di fiori. Un lunga catena di montagne si snoda verso sud.  La strada é una retta che sembra termini all’orizzonte. Ora, le montagne sono diventate colline e il panorama si ingrandisce. La sabbia é color albicocca, il mare azzurro, la strada sempre uguale. Guardo dal finestrino della macchina e sogno. Ho sempre desiderato vedere il deserto ed ora ci sono. Ho come l’impressione che i miei occhi siano insufficenti per vedere tutto ció che scorre davanti a me. Il paesaggio cambia di continuo ed anche il colore della sabbia. Dal bianco, al giallo, al verde pallido, all’arancio pallido, al grigio.
Arriviamo a Marsa-Alam. Michael, il mio compagno, propone di continuare il viaggio per Idfu. È giá un po’tardi. Io non sono d’accordo, non solo perché il viaggio diventa troppo lungo, ma perché viaggiare di notte nel deserto non é consigliabile. Dico a Michael che ho paura, ma lui insiste. Vorrebbe dormire sotto le stelle, sulla sabbia del deserto. Discutiamo a lungo.  Nel frattempo si fa buio. Siamo in macchina, distanti dal posto di blocco che dobbiamo passare per inoltrarci nel deserto. Le guardie ci guardano in modo strano anche perché non c’é nessuno oltre noi. Michael insiste, ma io non mollo. L’idea di dormire nel deserto é bensí romantica, ma i Beduini lo sono molto meno...per non parlare degli scorpioni e dei serpenti...
Michael é molto alterato ma alla fine, cede. Cerchiamo un posto per passare la notte. Marsa-Alam é un paese in costruzione. Vecchie baracche si alternano a costruzioni nuove, in parte abbandonate o finite a metá. L’urbanistica é sconosciuta ed i rifiuti regnano da padroni. Non troviamo un posto letto e dobbiamo cercare altrove.
Per fortuna lo troviamo in uno dei villaggi turistici anche se erano quasi tutti chiusi. Io sono molto stanca e Michael é ancora arrabbiato. Litighiamo,  poi me ne vado a letto, molto soddisfatta di avere un letto dove sdraiarmi ed un tetto sopra di me.
È l’ultimo giorno dell’anno. San Silvestro.
Ci siamo alzati presto e andiamo sulla spiaggia. Il mare é bellissimo e splende il sole, peró fa ancora un po’ fresco. Mi sento fuori dal mondo, mi sembra di sognare. Guardo il deserto intorno a me, il mare, il sole... non mi importa se Michael é ancora un po’ arrabbiato.
Dopo colazione partiamo. Al posto di blocco ci riconoscono e Michael si intrattiene brevemente con i poliziotti parlando in inglese. Io aspetto in macchina perché non conosco una parola di inglese e poi sono una donna europea senza copricapo.
Ci viene chiesto di portare con noi un ragazzo russo che girava il mondo a piedi. Lo facciamo salire in macchina e partiamo. Il ragazzo vuole arrivare ad Asuan, dove siamo diretti anche noi. Per la veritá, non c’era via di scelta, perché quella era l’unica strada che ci era permessa di prendere (come turisti) per attraversare il deserto.
Michael , che ama la preistoria, vuole fermarsi in certe grotte per vedere dei disegni preistorici.Ci fermiamo in diverse grotte. Sono molto interessanti, ma dopo un po’ mi sento un poco annoiata. Lascio Michael alle sue grotte e mi guardo attorno. C’era cosí tanto da vedere, era tutto cosí bello che mi sembrava di perdere tempo occupandomi di altre cose.
Siamo in mezzo al deserto. Piccole dune cosparse di cespugli secchi, non mi permettono di vedere il panorama. Vicino a me si eregge  una grande albero, sembra spoglio, ma guardandolo da vicino vedo  le sue foglie che mi ricordano gli aghi dei pini. Poi mi incammino verso la duna piú vicina e salgo fino alla cima.
Mi guardo intorno facendo un cerchio intorno a me. Voglio vedere tutto, possibilmente davanti e dietro di me, tutto in una volta. Guardo l’orizzonte, la sabbia gialla, le dune, gli arbusti secchi, il cielo azzurro.
 Ascolto. Regna un grande silenzio. Sento solo il rumore del vento che sibila leggermente e mi scompiglia i capelli. Tutto mi sembra irreale. Mi sento sola in mezzo al nulla. Vorrei  gridare, ma non voglio disturbare il Silenzio.

Sento la vita scoppiare dentro di me, sento la morte come fosse viva, é un momento magico che mi sconvolge. Chiudo gli occhi, allargo le braccia come fossero ali, per chiudere in un abbraccio questo mondo meraviglioso che mi dona questa vera sensazione di felicitá.
 ,

°°°°°

Graziella.Torboli
16 febbraio 2014


.

sabato 15 febbraio 2014

illusioni e immagini


Illusioni


Essere prigionieri delle proprie idee e delle proprie immagini
non permette di vedere liberamente  la realtá.
Non vedendo la realtá, cosa ci rimane da vedere?
Per quanto tempo potranno sostenerci le nostre immagini?
Le nostre illusioni o immagini, sono fragili come bolle di sapone. Non hanno sostanza e spariscono subito.  Questa é la ragione perché non possiamo smettere di produrne. Si puó passare la Vita a produrre..............

Piú noi ci occupiamo di produrre immagini e illusioni, piú la realtá rimarrá nell’ombra.
La nostra realtá.


°°°°°

Graziella Torboli
febbraio 2014

lunedì 3 febbraio 2014

lo zelo

Leggendo un libro, sono inciampata in una frase che non solo la dice lunga, ma  che nasconde in se una forma di triste comicitá.

" Lo zelo eccessivo é il primo sintomo dell'ipocrisia."


"""""

dal libro - il bastone di Euclide"

sabato 1 febbraio 2014

Chi mente.....




Mentire é un pó morire,
chi mente non si vuole,
chi mente non si ama,
chi mente ha paura,
di ció che sente in cuore.

Chi mente entra in gabbia,
e cerca sicurezza,
ma non potrá trovare,
amore e tenerezza.

°°°°°

Graziella Torboli
Febbraio 2014

venerdì 24 gennaio 2014

pensieri e nuvole




Pensieri vaganti,
come nuvole,
si formano , si sformano,
immagini passate,
immagini presenti
si sovrappongono, si scontrano,
Pensieri vaganti,
di vita vissuta,
di Vita.

°°°°°
Graziella Torboli
Genn. 2014

buon giorno





Guardo la notte,
scruto l’orizzonte,
é buio,
Volgo lo sguardo al cielo,
mi sorridono le stelle,
odo rumori
di gatti gementi nel piacere,
odo il canto del gallo,
guardo l’orizzonte,
 un sottile raggio di luce appare,
un raggio rosato,
lo guardo e dico:
buon giorno... Giorno!

°°°°°

Graziella Torboli
Gennaio 2014


martedì 21 gennaio 2014

Una rosa o una violetta




Non senti il diritto di quello che sei?
Non senti il diritto di quello che vuoi?

Puó esser la rosa una timida violetta?
Ció che siamo , siamo,
ma spesso non lo sappiamo
e giorno dopo giorno bramiamo a cose altrui,
che niente hanno in comune,
con ció che siamo noi.

°°°°°
Graziella Torboli
gennaio 2014

lunedì 13 gennaio 2014

la Presenza


                                         
Come potrei definire „ la presenza“ ?
L’essere presente in modo consapevole, responsabile, attento ?
La vera presenza é percepire la persona e la situazione.
Noi, non possiamo imporci di essere sempre presenti bensí di scoprire il valore della presenza e praticarla.

Un breve racconto vissuto :

Sono le ore 23.
La mia giornata di lavoro é finita. Guardo ancora una volta lungo il grande corridoio, ascolto per un attimo i rumori, tanto per assicurarmi che siano i soliti.
Il mio lavoro consiste nell’accudire, come tutrice, 25 ragazzi di etá dai 15 ai 17 anni. Escluse le vacanze, viviamo insieme durante tutto l’anno di scuola.
È un lavoro a tempo pieno dove non si contano le ore.
Finalmente posso sedermi sul mio divano e rilassarmi un’attimo prima di coricarmi. Mi sento stanca. Anche oggi é stata una giornata faticosa.
Ad un tratto sento bussare alla porta del mio ufficio. Corro ad aprire.
Peter, uno die miei ragazzi mi chiede di parlarmi.
Lo faccio entrare e ci accomodiamo nel mio salotto.
„ Che cosa succede , Peter“ gli domando.
Lui mi guarda un pó confuso e mi dice: „non riesco a dormire perché sento il vuoto e mi mette paura.“
Non so che cosa dire. Sono un pó impressionata da una simile frase. Mille pensieri mi sorgono nella mente. Mi chiedo che cosa potrei fare o  dire.
Per prendere tempo faccio a Peter delle domande. „ Che hai fatto oggi? Come é stato a scuola?“ Peter incomincia a parlare della scuola, della sua famiglia. Mi parla anche di suo padre morto in un incidente d’auto alcuni anni prima.
Io aspetto e bevo il Té che ho preparato per noi. I miei occhi stanno cedendo al sonno.
Peter continua a parlare, é di buon umore e a parer mio il suo vuoto é sparito.
Cosí gli chiedo „ Peter, come va? senti ancora il vuoto?“ Lui mi guarda sorpreso, sorride e dice „ No, non sento piú il vuoto, ma ho pensato che lei non avesse capito perché non ne ha mai parlato.“
Mi alzo ed auguro a Peter la buona notte.
Lui se ne va, contento.

°°°°

Questo breve racconto é una dimostrazione che essere presenti vale piú di tante parole. Se non fossi stata tanto stanca, non l’avrei vissuto in modo cosí palese.
La „ Presenza“ in sé, é essenziale in tutti i rapporti sociali, ma specialmente con i giovani ed i bambini.

°°°°

Graziella Torboli
gennaio 2014

lunedì 6 gennaio 2014

Edipo


Edipo

Sprofondare nel gran buio,
in un pozzo di sorprese e
di cose sconosciute.
Sento i battiti del cuore,
che avvertono timore,
devo prendere coraggio
per saper alfin chi sono.
Vedo a un tratto una figura,
sconosciuta e molto scura,
e domando,“ ma chi é? “
lui risponde „ Edipo, re “
Poi sussurra con un ghigno,
„ hai scoperto il mio segreto,
hai scoperto il mio inganno ".
Sento i battiti del cuore
che invocano „coraggio“.
Guardo bene e senza fretta,
per conoscere la sfida,
guardo a lui che il buio ingoia,
e con lui anche l’inganno.

°°°°°
Graziella Torboli
Gennaio 2014