domenica 9 novembre 2014

Ètienne de la Boétie




Un brano tratto dal libro „ Discorso della servitú volontaria „.

.........Se esistesse un paese, come narra Omero die Cimmeri, dove il sole si mostra diversamente che a noi, e dopo avere illuminato per sei mesi di continuo i suoi abitanti, li lascia a dormire nell’oscuritá senza rendergli piú visita per l’altra metá dell’anno, ci si stupirebbe se i nati in questa lunga notte, non avendo mai sentito parlare del chiarore, non avendo mai visto il giorno, si abituassero alle tenebre in cui sono nati, senza piú desiderare la luce? Mai si piange quel che mai si é avuto;
il rimpianto sopraggiunge solo dopo il piacere, e insieme alla conoscenza del male si dá sempre il ricordo della gioia passata. La natura dell’uomo é certo quella di essere libero dalla servitú e di volerlo; ma per natura egli mantiene anche la piega che l’educazione e il nutrimento gli imprimono.
Diciamo dunque che per l’uomo diventano naturali tutte le cose di cui si nutre e a cui si abitua;  ma che gli é innato soltanto ció a cui lo chiama la sua natura semplice e non alterata; la prima ragione della servitú volontaria é dunque l’abitudine.
Proprio come accade ai migliori cavalli da battaglia, che all’inizio mordono il freno e poi ci prendono gusto, che prima recalcitrano sotto la sella, poi invece si addobbano di finimenti e, tutti fieri, si pavoneggiano nella loro bordatura. Cosí gli uomini dicono di essere stati sempre sottomessi, perché cosí hanno vissuto i loro padri; pensano di essere tenuti a sopportare il male, se ne convincono a forza di esempi, e gettano loro stessi, con il passare del tempo, le fondamenta del potere di chi li tiranneggia.
Ma loscorrere degli anni, in veritá, non conferisce a nessuno di fare del male, aggrava semmai l’ingiustizia. Cosí c’é sempre qualcuno, nato meglio degli altri, che sente il peso del giogo e non puó fare a meno di scuoterlo; che non si lascia mai addomesticare dalla sottomissione e che, come Ulisse, che per mare e per terra sempre cercava di scorgere il fumo del suo focolare, non puó mai trattenersi dal pensare ai suoi privilegi naturali, dal ricordarsi dei suoi precursori e della loro condizione.
Sono spesso e volentieri individui del genere, dalla mente lucida e dallo spirito chiaroveggente, che non si accontentano come fa il grosso della plebe, di guardare solo quel che sta davanti alla punta dei loro piedi. Pensano invece a quanto sta dietro e davanti, ricordano le cose passate per giudicare quelle del tempo a venire e trovare la misura di quelle presenti; sono quelli che, avendo giá di per sé una bella testa, l’hanno ulteriormente affinata con lo studio e la cultura.
Costoro, quand’anche la libertá fosse per intero perduta e scacciata dal mondo, riuscirebbero a immaginarla e a sentirla nella loro mente, ad assaporarla ancora; la servitú non é mai di loro gusto, per bene che la si addobbi..................



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Étienne de la Boétie
( 1530 – 1563)

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