Un pensiero sul
mio ritmo
Parlavo al
telefono con mia sorella, e
raccontavo tutte le cose che
facevo o che dovevo fare,
lamentandomi un po’, del tempo che mi mancava. Poi il discorso cadde sul ritmo
di vita individuale e sul ritmo di vita a cui ognuno di noi é sottoposto. Si,
tutti abbiamo un ritmo diverso di
agire di pensare e di fare. Ad un certo punto lei mi disse : „Tu vivi il ritmo
del Boogie Woogie e forse dovresti passare ad un ritmo di Walzer, ora che la tua etá é un po’ avanzata.“ Dopo
aver riso insieme su questa battuta presi a pensare un po’ piú sul serio a ció
che mi aveva detto..
Incominciai col
pensare al mio ritmo di vita e mi chiesi: „ È davvero un Boogie Woogie“ ?
Pensai a quando
i miei sei figli erano piccoli e io correvo da mattina a sera senza sosta.“ Ma
ora sono tutti adulti e io vivo sola, perché continuo a correre?“ mi
chiesi. Non riesco a fare niente
senza farlo nel minor tempo possibile, faccio le cose
come non avessi
mai tempo abbastanza a disposizione.
Presi a
riflettere su quando ero bambina, perché volevo scoprire se ero stata sempre
cosí o lo ero diventata per necessita´o per...... obbligo.
Da ció che
potevo ricordare, o da quello che mi era stato raccontato, mi fu chiaro che ero
nata con la disposizione a
correre. Da ragazza ero molto
vivace , non solo scalavo muri, salivo sui tetti e su tutti gli alberi che trovavo, ed ero sempre in corsa, ma mi
avevano anche educata a lavorare e
ad essere responsabile per tutto ció che facevo. Inoltre, la frase memorabile,
che mia madre diceva spesso „ l’ozio é il padre dei vizi“ faceva del „dolce far niente“ un mostro
di tentazioni da evitare assolutamente. Forse sono stata un po’ troppo
addestrata al lavoro, ma in
effetti era proprio quello di cui avevo bisogno.
Lavoravo nella ditta
di mio padre a tempo pieno . A
volte , durante la stagione, quando lavoravo fino a notte mi sentivo stanca, ma la voglia di
lavorare rimaneva sempre. Questo
fenomeno lo notai anche tanti anni piú tardi, quando
ero giá adulta e con una cospicua famiglia da accudire.
Mi ricordo che
un giorno, lavorando in giardino alzai gli occhi al cielo e dissi: „ma perché
non mi passa la voglia di lavorare ?
diventeró vecchia un giorno e forse mi passerá. „ Questo fu piú un desiderio che un
pensiero, perché non riuscivo a
capire questa mia voglia di fare.
L’energia che
avevo in me, mi spingeva a fare tutto quello che la mia spiccata fantasia
dettava.
Passarono gli
anni, ma non la mia corsa. Non conoscevo
il mio ritmo e non sapevo di averne uno. Ho funzionato per tanti anni
per accudire gli altri. Dopo i sessantanni andai in pensione. Avevo divorziato
da mio marito dieci anni
prima. I miei figli, studiavano o lavoravano, ma vivevano tutti fuori
casa e avevano la loro vita, il nostro rapporto era molto bello e non perdevamo
mai un’occasione per stare insieme. Fu cosí che inizió la mia nuova vita. Non avevo mai vissuto da
sola e non avevo idea di come fosse.
Il primo
mese fu facile perché mi sentivo
libera. Gli ultimi dieci anni, avevo lavorato come mentore in un colleggio dove le mie energie erano veramente richieste ed io
naturalmente, non le avevo risparmiate.
Ero sola e
avevo tutto il tempo a disposizione, ma per chi? Ero abituata a funzionare per
gli altri e non per me stessa. Caddi in un buco di tristezza. Mi sentivo inutile e pensai che a quel punto potevo anche morire, visto che non servivo piú a nessuno. Per delle settimane rimurginai pensieri
tristi. Ero molto scoraggiata. Poi pensai di fare un viaggio da sola in
macchina. Partii senza itinerario
fermandomi giorno dopo giorno in tutti i paesi dove arrivavo.
Individuai
molte mie paure che portavo in me in forma latente e che dovevano solo essere
scoperte ma non pensai mai che forse dovevo trovare il mio ritmo. Trascorsi ore e ore in riva al mare
seduta sulla sabbia o nei
boschi che trovavo durante il
percorso, a pensare al mio futuro.
Dopo quindici
giorni ripresi la via del ritorno. Mi sentivo meglio, ma ancora non me ne
rendevo conto.
Venne a
trovarmi un’amica. Parlando del mio stato d’animo, lei
mi disse: „devi trovare qualche cosa che ti piaccia, una passione, una cosa per
te.“ Pensai a cosa potesse piacermi, ma non mi vennero in mente, se
non le cose che facevo sempre e
che a parer mio non potevano riempire
la mia vita. Mi mancava quel certo
nonsoché !!! O forse mi mancava il mio vero ritmo di vita ? Il mio nuovo ritmo?
Non quello che viene imposto da altri ma
quello che sorge spontaneo dal nostro carattere, dai nostri desideri, dalla
nostra anima.
Ero attiva , ma
mi sentivo piatta come una strada asfaltata.
Ed ecco che un
giorno mi venne un’idea. „ Voglio studiare matematica“ mi dissi.
La matematica
mi é sempre piaciuta e i numeri mi affascinavano.
Iniziai a
studiare. Tutti i giorni per delle ore facevo calcoli. Il tempo non contava
piú. Avevo trovato la mia passione. Non ero piú sola, avevo la matematica che
mi stimolava a ragionare, a pensare, e mi faceva dimenticare tutto il resto.
La mia vita
cambió e acquisí un suo ritmo. La mia attivitá non venne meno, ma con la
matematica avevo trovato una vera passione che oltre tutto, mi alzava
l’adrenalina. Essere sola mi soddisfaceva sempre di piú e il silenzio intorno a
me mi faceva sentire viva.
Non mi sentivo
piú piatta cone una strada asfaltata bensí ondulata come un paesaggio della
toscana.
Il ritmo ci dá
sicurezza, perché fa parte di noi.
Quando il nostro ritmo viene interrotto da eventi estranei puó essere
piacevole e interessante, ma non
per lungo tempo. Il nostro ritmo é la danza della nostra vita e
vuole essere considerato e vissuto.
Il mio ritmo
l’ho ritrovato e so che non é solo Boogie Woogie, ma si alterna al Valzer lento
e qualche volta diventa anche un......... Blues.
Ma é il mio
ritmo.
°°°°°
Graziella
Torboli
8.8.2016