domenica 20 novembre 2016

il cellulare e......noi

Il cellulare e...noi

Ieri, mentre aspettavo il mio turno alla cassa del supermercato, udendo parlare dietro a me mi sono girata ed ho notato un signore di mezza etá che brontolava con il suo cellulare. Non si capiva bene che cosa dicesse, ma si vedeva che era di umore alterato guardando il suo cellulare. Lo scrolló e poi, senza smettere il suo monologo, se lo mise in tasca.
Io ho pensato, „ ha problemi con il suo cellulare“.

In effetti, sto notando il sorgere di uno strano fenomeno. Non parliamo piú solo al telefono ma parliamo anche con il telefonino. Ci siamo lasciati coinvolgere  dall’ uso di un oggetto tecnico in modo tale, da farlo diventare vivo.
Questo piccolo oggetto si é evoluto, ha preso vita, e ci ha sottomessi.
Lui si é posto al centro di tutte le nostre attenzioni ed é sempre attivo. Fa provare emozioni di gioia quando funziona,  tristezza e rabbia,  quando non funziona. Ci fa sentire amati e desiderati, Ci fa sentire importanti, occupando tutto il nostro tempo. Il telefonino riesce a non farci piú sentire la noia della nostra vita. Ci fa compagnia e non é ingombrante. Si puó tenere in tasca, nella borsa e in mano. Sí, tenerlo in mano é una cosa comune, perché al suo squillo, non perdiamo tempo a cercarlo nella borsetta o nelle varie tasche. Passeggiare con il telefonino é molto meno complicato che con un cane o un bambino. Non servono sacchettini di plastica per la pupu o biberon e giocattoli per accudire il piccolo. Non parliamo poi della noia nei campi giochi. Stare per delle ore a guardare i bambini che giocano o dover giocare con loro. No, questo non succede piú, perché il telefonino non ce lo permette. Lui é al centro delle nostre attenzioni. Si danno i contentini ai bambini per farsí che ci lascino usare il telefonino. Da quando poi si sono scoperti i giochetti elettronici, é diventato ancora piú divertente, perché finalmente possiamo giocare da soli anche noi. Se vogliamo osservare bene, noteremo che ormai la gente vive con la testa abbassata su una tastiera. Perfino alla guida di un auto, o di una bicicletta, o camminando. Pare un pubblico umiliato. Non si guarda piú intorno. Di conseguenza, si spiegano gli innumerevoli incidenti, anche gravi.
L’ unico rumore del telefonino viene emesso dal suo squillo, che varia  secondo i nostri gusti. Essendo programmato con una grande varietá di squilli, per esempio, un motivo musicale, un fischio, un clacson, il verso di un’animale, ecc. si fa distinguere uno dall’altro e ci fa riconoscere il nostro. Si, perché in un locale affollato di gente e telefonini, diventerebbe stressante reagire ad ogni squillo del telefono dei vicini. Tanto per fare un esempio: Immaginate la scena di un bambino che nella folla chiama mamma ad alta voce. Quante mamme reagiranno? Tutte quelle presenti o quasi.

 Mi sembra ovvio a questo punto riconoscere, che abbiamo acquistato un padrone e che ci siamo lasciati sottomettere. Siamo diventati degli schiavi volontari del nostro telefonino. Ci chiama ad ogni ora del giorno e della notte, non ha nessun rispetto per gli spazi altrui, si intromette in ogni conversazione disturbando senza tregua. Ma noi lo amiamo! Non ci lamentiamo mai, perché lui é diventato indispensabile.
Quando si mette in pausa, cioé, quando per una ragione qualunque non lascia udire il suo squillo o non si attiva,  inizia il nostro calvario. La domanda „ perché tace?“ Il panico ci invade, la mente vomita pensieri tragici, il cuore aumenta le palpitazioni e la ipertensione é alla porta. „Perché mi ha abbandonato?“ ci si chiede. „Cosa gli ho fatto?“ L’attesa ansiosa dello squillo é interminabile. Senza quello squillo, il telefonino si tramuta in un oggetto inanime, che ci spaventa come un lutto inatteso.  Non sappiamo piú dove  mettere le mani, con chi parlare, cosa fare. Ci sentiamo tagliati fuori dal mondo, come piombati in un deserto.
Viviamo l’abbandono, la solitudine, la noia, e la nostra autostima si rifugia in cantina. E tenendo l’oggetto inanime fra le nostre mani, ci domandiamo “ E ora cosa faccio? Sento un grande vuoto dentro di me, che senso ha la mia vita ormai?“

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Graziella Torboli
Novembre 2016





mercoledì 9 novembre 2016

il cielo



Il cielo

Il cielo ci osserva
Con devota saggezza,
Generoso , presente,
Da luce e vita.

Nella notte,
Dona alle stelle
La gioia di far sognare,
Svelando il segreto
Dell’infinito.


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Graziella Torboli
Novembre 2016