domenica 9 agosto 2015

il cartone colorato



Un giorno ebbi l’idea di mettere ordine in cantina.
Da tempo accumulavo vecchie cose e giú, c’era un pò di disordine. Mi misi subito al lavoro.
Aprii vecchi cartoni per vedere quello che contenevano. Foto, giocattoli, libri, dischi, computer, anche un televisore.
Continuai per un pó ad accatastare in ordine di contenuto i cartoni ed intanto pensavo a cosa farmene di tutte quelle cose. Regalarle? Buttarle?
Lavoravo spedita ma all’erta, per schivare i grossi ragni che disturbavo col mio trambusto. Non che avessi paura di loro ma mi impressionavano un poco.
Ad un tratto, mi imbattei in un cartone che mi era sconosciuto. Stava in un angolo della cantina nascosto da altri cartoni. Al contrario degli altri, che erano di colore marrone, lui era colorato, aveva i colori dell’arcobaleno.
Per toglierlo dal suo angolo dovetti prima, con riluttanza, ripulirlo da tutte le ragnatele che lo ricoprivano.
Ero molto incuriosita di vedere il suo contenuto.
Lo aprii. Subito mi avvolse un profumo conosciuto, di vecchi tempi, di primavere dimenticate. Guardai il contenuto e vidi molte vecchie lettere e immagini sbiadite.
Rovistai fra le lettere, lessi quá e lá. Tutte erano scritte da me, ed erano per me.
Non ricordavo d’aver mai scritto quelle lettere ma erano lí davanti ai miei occhi, non potevo ignorarle.
Chi altri avrebbe potuto conservarle all’infuori di me stessa ?
Decisi di leggerele per capire.
Il tempo si fermó. Mi immersi nelle mille parole scritte da me, nelle perfette descrizioni delle mie paure, insicurezze, sofferenze. Della mia solitudine.
Risentii la voce di mia madre che urlava le sue idee ed i suoi moralismi, mentre io non riuscivo mai a contraddirla. Mi apparvero i suoi occhi verdi che tanto temevo.
Per un attimo,  sentii il profumo dell’ acqua di selva che mio padre ogni mattina,  mettendone  qualche goccia sul suo fazzoletto lo passava poi sulle guance rasate di fresco. Come mi piaceva l’odore di mio padre.
Vidi il mio amato lago, sentii il suo odore di acqua cristallina e alghe, sentii lo scrosciare delle sue onde quando si infrangevano sui massi della riva. Vidi la grande montagna, mia amica e protettrice. Vidi una bimba che in estate ricamava seduta sotto l'ombra di un grande melo. Quanti profumi, quanti ricordi.
Ad un tratto, come mi risvegliassi da un sogno, mi trovai seduta a terra con decine e decine di vecchie lettere sparse intorno a me. Mi bruciavano gli occhi e la voglia di piangere mi serrava la gola.
Mi chiesi: a che serve conservare questo cartone pieno di ricordi ? Perché era finito in quell’angolo buio e remoto? Perché l’avevo rimosso?
Rimasi seduta a pensare. Vecchie immagini di vita passata volteggiavano intorno a me come tanti fantasmi. Il cartone non emanava piú l’odore conosciuto ma odore di polvere e muffa. La magia del passato, del ricordo, era svanita.
Uscii dal buio della cantina e andai in giardino. Il sole era alto nel cielo, le rose fiorivano e sul fico, cinguettavano gli uccelli. Il mio sguardo si volse al cielo azzurro. Mi venne voglia di volare.
Tornai in cantina, presi il cartone, lo portai fuori e lo adagiai sul prato. Lo aprii. Il sole invase il contenuto, la brezza mise i fogli in movimento.
Poi, come per incanto, vidi poco a poco,  sparire ogni cosa, cartone e contenuto.
Rimasi allibita a guardare il cielo e pensai:
Il mio passato ha trovato la libertá ed é svanito nello spazio, io sono qui, nel mio presente.

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Graziella Torboli 2015