venerdì 30 gennaio 2015

il tempo




Scorre il tempo
Avvolto di vita
vissuta
Fugge il tempo
Verso l’orizzonte
Infinito
Portando con sé
Il profumo della vita.


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Graziella Torboli
gennaio 2015

lunedì 26 gennaio 2015

sulla mediocritá




La mediocritá

Non é sufficiente ammettere, con pensieri o parole, la propria mediocritá illudendoci cosí di averla individuata.
È un dato di fatto, che in  tutti noi  ne alloggia  una parte di essa.
Quando discutiamo, ci lamentiamo o disprezziamo la mediocritá altrui , dimostriamo di riconoscerla.
Riconosciamo inconsapevolmente noi stessi negli altri.
Individuare ed accettare la propria mediocritá é un arduo atto di coraggio che ci porterá a trasformare una veritá esistente in un atto d’amore.


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Graziella Torboli
Genn. 2015




domenica 18 gennaio 2015

lo specchio




Ho scoperto di essere una persona normale. Sono un po' delusa perché avrei voluto scoprire in me della genialitá, delle idee nuove  e una vasta fantasia.
Ho scoperto che non sono nulla di tutto questo.
Sono normale e quasi banale, ma sono , „ io“.
Mi guardo allo specchio e vedo la nuda realtà. Niente oro, niente argento o pietre preziose.
Insisto a guardare la mia immagine per vedermi meglio, fisso lo specchio finché la mia immagine sparisce.
Il mio sguardo si volge verso l’ alto e vedo una collana di fiori rosa pendere dallo specchio.
Sulla parete , poco più in là, è appesa una piccola figura con un vestito  azzurro ornato di  conchiglie. „la fata dei mari“ mi era stato detto.
Alcune farfalle colorate sono appese quà e là. Un cuoricino di stoffa rossa, ricordo di un lontano amore, pende fra due minuscoli quadretti con dipinti dei fiori. Ancora due farfalle messe a caso.
Sui lati , del mobile bianco situato sotto lo specchio, due negretti di Murano reggono numerose collane.
Un porta orecchini a forma di cuore, di metallo bianco, fa mostra di colori e luccichii.
Un porta gioielli di quarzo rosa, stracolmo di braccialetti, non riesce piú a calare il coperchio e rimane sempre socchiuso.
Guardo il mobile bianco. Due porticine ai lati, ornate di vetri, il cassetto in alto,  i piccoli cassetti in basso chiusi da un’anta ornata da vetrini smerigliati. Mi piace molto questo mobile.
Torno a guardare nello specchio e non mi vedo piú.
Non vedo più un volto riflesso nello specchio, ma mille colori e piccole cose si rivelano ai miei occhi.

Sono le mille piccole cose ed i mille colori che portano il mio nome.

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Graziella Torboli
gennaio 2015

lunedì 5 gennaio 2015

Un paragone



     

Questa mattina mi ha salutato un giornata bellissima.
Cielo sereno, aria tiepida ed un sole splendente.
Un vero invito a fare una lunga passeggiata.
Come al solito, dopo essere uscita dal paese, ho camminato lungo un sentiero che attraversa la campagna. Una grande pianura con campi arati, alcuni dei quali giá verdi per il germoglio del grano. Tutto era silenzio. L’ aria profumava come in primavera. Guardavo i soliti alberi che giá conosco. Tutti spogli e grigi.
Ad un tratto, ammirando un grande vecchio albero ho notato una cosa che mi pareva insolita.
Il tronco possente dell’ albero, una Farnia, mostrava vari punti dove, durante la crescita, era stato reciso un ramo.
Erano dei piccoli cerchi con la circonferenza ingrossata ed evidentemente di vecchia data. Ció che mi ha sorpresa, era il fatto, che sotto o sopra, o da una parte, insomma, in  tutti  i cerchi crescevano dei ramoscelli, piú grossi in alto, piú sottili verso il basso.
Mi é sembrata una cosa insolita perché negli altri alberi non era cosí. Non é insolito notare la crescita di alcuni ramoscelli  dove é stato reciso un ramo, ma sul tronco della Farnia tutti i rami recisi ricrescevano.
Guardando l’albero ho pensato: questo albero dev’essere molto forte e determinato. Non puó evitare che vengano tagliati i suoi rami ma non per questo, desiste dal continuare a crescere come vuole lui.
Come mia consuetudine, ho pensato a noi, essere umani e mi é sorto un paragone.

Tutti noi,  durante la crescita abbiamo subito varie ferite, senza poterci difendere.
Cedere al dolore di una ferita é umano, ma lasciare che il dolore ci impedisca di crescere é inumano. 
    

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Graziella Torboli
4 gennaio 2015