giovedì 24 settembre 2015

l' aviditá


L’ aviditá

Buon giorno!
Da ieri sera i miei pensieri sono occupati dalla parola „ aviditá „.
Mi sto chiedendo, perché noi, esseri umani, siamo diventati tanto avidi.
La nostra aviditá, non solo danneggia le vite umane ma anche il nostro pianeta.
Nessun animale é avido e noi li chiamiamo „ speci o sottospeci“. Noi non ci sentiamo  una specie, ma un essere superiore a tutte le altre.
Ma se veramente siamo un essere superiore, perché siamo ciechi davanti ad una evidenza cosí comune?
Cosí chiara ? È l’ aviditá che ci accieca?
Abbiamo permesso al denaro di superare il valore di ogni etica. Gran parte dell' opinione pubblica é del parere che... „Tutto é permesso quando c’é profitto „ .
La nostra vita , si é trasformata o si sta trasformando, in una corsa al denaro.
È questa la nostra vita?

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Graziella Torboli
Settembre 2015

domenica 6 settembre 2015

la festa granda


La festa granda

Nel paese dove abito, la gente ama festeggiare.
Durante tutto l’anno, una sagra segue l’altra. La sagra di s. Giovanni dura tre giorni perché  é il patrono del paese. Le sagre dedicate al cibo sono tante perché in questo paese e in questa regione il cibo ha un’importanza capitale. La sagra dei tortelli, del salame, della polenta e cotechino, della cioccolatta, del vino e altre ancora. A tutte le sagre mi canta e si balla.
Al centro del paese si trova il corso. A metá del corso si apre una grande piazza dove troneggia il palazzo del municipio. Mi sorprende non ci sia una fontana zampillante. Non c’è altro da elencare di questo paese, oltre al corso solo stradine, case, negozietti, niente di veramente interessante. Il corso é il centro di tutti gli eventi.
Mi sono chiesta spesso, perché mai mi piaccia stare in questo paese. Ho trovato una risposta.
Mi piacciono le persone che ci abitano. Quando vado in paese respiro qualcosa come ottimismo e leggerezza. Non so spiegare la ragione, é cosí.
Alcuni giorni orsono, ho notato con stupore che tutte le strade e viuzze e naturalmente, il corso, erano state addobbate con tante bandiere tricolore. Incuriosita, ho chiesto ai miei vicini ed ho appreso che domenica ci sarebbe stata una grande manifestazione.
„ la festa degli alpini“ Il centenario 1915 - 2015. „La festa granda“.Tutti gli alpini della regione Emilia Romagna avrebbero partecipato all’evento.
Nei due giorni antecedenti, erano state chiuse al traffico alcune strade, compreso il corso, per lavori di allestimento.
In cinque anni ho giá visto tre manifestazioni dedicate agli alpini.
Alle dieci di domenica mattina mi sono incamminata verso il centro. Ovunque si fosse, ci seguiva la voce altisonante di un oratore che raccontava la storia degli alpini e delle due grandi guerre. In tutto il centro erano stati installati degli altoparlanti.
Non mi sento molto attratta dalla folla e la evito volentieri, ma la festa degli alpini mi interessava e speravo di sentire cantare il coro. La canzone: „Signore delle cime“ é la preghiera dell’alpino ed é una canzone che conosco bene e solo al pensiero mi emoziona.
Arrivai giusto in tempo per vedere la grande sfilata con centinaia di alpini, di bandiere, gip militari e tre muli sellati. La banda suonava e gli alpini, con i loro cappelli verdi e la penna ritta, marciavano verso il municipio. La piazza era colma di gente e tutti applaudivano.
Aspettavo pazientemente che il coro si esibisse. Mi subii tutti i discorsi delle aurotitá. Nella piazza faceva molto caldo ed il sole mi scottava in testa.
Ad un tratto vidi salire il coro sul palco. Felice mi misi in ascolto.
Con mia grande delusione venne annunciata la s. Messa ed il coro inizió un canto liturgico.
Ma perché non cantano le canzoni della montagna? Questa domanda la feci solo a me e non ebbi risposta.
Triste, mi incamminai verso casa e passando dal fornaio, comperai del pane.


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Graziella Torboli
6 settembre 2015

 

venerdì 4 settembre 2015

sul rancore


sul rancore

Come superare il rancore per qualcuno?
Non é un’atto facile  ma senz’altro liberatorio.
Durante la nostra vita accumuliamo molti rancori per situazioni passate, per sofferenze subite   consciamente o inconsciamente..
Non ho intenzione di parlare dell’infanzia anche se,  farne un breve accenno é inevitabile dato che la nostra infanzia é la fonte di inconsci rancori. Ma se noi pensiamo che tutti i nostri problemi derivino dall’infanzia tanto vale smettere di discutere e rassegnarci al nostro infelice destino.
Tuttavia io non intendo parlare di rancori inconsci, bensí di quelli consci.
Viviamo in un mondo farcito con conflitti di ogni genere. Invidie, soprusi, aviditá e competizione..
Tutti questi conflitti provocano delle palesi conseguenze.
Ma la conseguenza piú grave é il rancore. Contro chi sentiamo rancore? Contro di noi o contro gli altri? Questo punto dobbiamo chiarirlo nel nostro cuore.
Sentiamo rancore verso gli altri quando subiamo un torto, ma manteniamo il rancore dentro di noi quando non riusciamo a reagire in modo adeguato.
Vivere con il rancore nel cuore, é come vivere con il sole oscurato da una nuvola nera.
Penso,  non piaccia a nessuno.
A parer mio,   il rancore per una persona che ci ha fatto un torto, o con la quale abbiamo avuto uno diverbio, é ammettere consapevolmente di aver partecipato in ugual misura alla nascita del conflitto, perché non sorge nessun conflitto da una persona singola.
Il fatto di riconoscere la nostra partecipazione al conflitto, ci da inoltre modo di non sentirci vittime indifese, sempre che non ci teniamo ad esserlo.
Per individuare la nostra complicitá nel conflitto, é indispensabile  armarci di luciditá mentale e autostima. E´indubbio, che grazie a questa riflessione , potremo vivere meglio con noi stessi e con gli altri.

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Graziella Torboli
Settembre 2015




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