sabato 27 settembre 2014

Noi,donne


Noi, donne

Parlare di noi donne é un’arduo compito.
Da tempo porto in me questo desiderio ma non riuscivo a decidermi di farlo. Paura? Paura di essere ingiusta? Di essere fraintesa? Paura di non tenere in considerazione l’epoca in cui viviamo?
Ció che mi ha fatto decidere é, che non ho piú voglia di stare a guardare come  sta tragicamente cambiando l’opinione pubblica sull’ educazione dei figli e, di conseguenza, l’aumento dell’insicurezza nei giovani.

Parlare di noi donne, di noi mamme.
La differenza fra queste due é che una vuole realizzarsi con la carriera e  l’altra crede di non potersi realizzare accudendo i figli.
Colei che vuole realizzarsi con la carriera ha seguito degli studi in merito éd é preparata per compiere il suo lavoro.
Ora mi chiedo: quale preparazione ha colei che fará la mamma?
Sembra una domanda sciocca ma é ben lungi da esserlo.
Da quando la nostra societá ha isolato le famiglie e da quando la nostra societá ha valutato il lavoro di mamma sostituibile da ogni istituzine o persona, non c’é da meravigliarsi che ci siano sempre meno donne disposte ad essere mamme e disposte ad accudire la famiglia a tempo pieno.
La mamma di oggi é una donna insicura perché non sa come educare i figli. Non ha la conoscenza.
I vecchi schemi sono stati aboliti. Ma i nuovi quali sono?
Ci sono molti libri, giornali, trasmissioni TV che insegnano innumerevoli teorie.
Ma come scegliere quella giusta?
E quando abbiamo scelto come vogliamo applicarla al nostro bambino?
Sarebbe utile che come i maschi fanno il servizio militare o sociale,  noi donne  fare una scuola di apprendimento sulla maternitá,  pedagogia, e sociologia.
Per esempio : che responsabilitá comprende avere un figlio?
Di cosa necessita un bambino per crescere in armonia?
Quale importanza ha la presenza della mamma ?
Cosa succede a noi donne quando diventiamo mamme?
Non voglio allungare la lista perché mi sembra che l’essenziale sia stato detto.
Sta di fatto che questa idea non verrá mai presa in considerazione, non nella nostra societá perché e´molto scomoda e poi, parlando ironicamente: avere bambini non é certo una cosa nuova.....
Parlare di bambini é un tema ingrato perché é sempre legato a dei cambiamenti, di forma sociale e materiale. Ma anche perché i bambini non vengono considerati seriamente e, di conseguenza non vengono protetti dalla nostra societá.
Quando peró si parla di giovani drogati, criminali o psicopatici, allora lo Stato interviene perché deve sostenere le spese materiali e fare le sue buie statistiche.

Quello che mi sta piú a cuore é la famiglia.
L’educazione dei bambini nell’ambiente famigliare.
Un bambino, almeno fino ai tre anni di vita ha bisogno costante della mamma. Questa presenza serve a lei per conoscere il bambino, ed a lui, per conoscere la mamma.
La presenza della madre infonde sicurezza nella vita del bambino dove tutto é nuovo e da conoscere.
Nella continuitá del giorno dopo giorno, che spesso viene definita noiosa, vien costruito un rapporto fra mamma e figlio.
Il bambino si sente protetto e amato. Amore e presenza, sono le  vitamine indispensabili per la crescita del bambino.
Questo tempo dovremmo viverlo intensamente e con tutta la nostra consapevolezza per scoprire quant’é stupendo crescere un bambino.

Cosa hanno di speciale tutte le altre professioni per farcele invidiare? Niente di niente. La differenza é solo materiale perché le mamme non guadagnano denaro.
Il lavoro di „mamma“ é un lavoro di grande responsabilitá.
Accudire i figli anno dopo anno, soffrire e gioire con loro, seguirli nel loro sviluppo e nel loro mondo a noi sconosciuto, non sará facile e solo dopo tanti anni, cioé quando i figli entreranno nella pubertá, potrá avere delle conferme o non conferme sulla riuscita del suo lavoro.
In quale altro lavoro bisogna aspettare tanto ?

Noi donne abbiamo le qualitá adatte a questo lavoro, ma non solo per questo. Non siamo obbligate a essere mamme, ad avere dei figli. E´una nostra scelta, o almeno dovrebbe esserlo.
La natura ci ha dotate di molte qualitá, si puó dire che ha fatto bene i suoi compiti, ma noi, abbiamo fatto bene i nostri?
Con questa domanda alludo a quanta consapevolezza abbiamo impegnato nelle nostre scelte.
Quando scegliamo di avere un figlio, ma vogliamo continuare la nostra carriera, siamo veramente responsabili di ció che facciamo ? O facciamo scelte solo per tradizione?
Non voglio discutere sulle scelte per necessitá.
La nostra societá sottovaluta il lavoro di madre e posso capire che molte di noi soffrano di questa incomprensione.
Ci siamo lasciate influenzare dalla razionalitá di un regime maschile, ci siamo lasciate condizionare da superflui valori materiali, di conseguenza abbiamo riposto nel dimenticatoio, la nostra intuizione, la nostra cretivitá e piú di tutto i nostri veri sentimenti.
Quando una donna dice di essere rimasta incinta e storce il naso come gli fosse capitato un’incidente, mi sorge la domanda:
Con quale spirito, con quale amore incontrerá il suo bambino se a priori l’ha chiamato incidente? Questo caso esprime la completa mancanza di consapevolezza e ovviamente di maturitá.
Aspettare un bimbo é la vita che continua, é un regalo della vita.

Penso che sia di comune conoscenza che le famiglie si stiano sgretolando non di numero ma di sostanza.
Alle famiglie manca la convinzione, la struttura, i rapporti sociali e l’ amore.
Manca il tempo per occuparsi dei figli , dei loro problemi, delle loro insicurezze, delle loro paure. Troppi genitori di oggi sono occupati a lavorare, a guadagnare e a realizzarsi.
I figli vengono scaricati negli asili, nidi, dai nonni o alle bambinaie.
Si fa presto a minimizzare il problema dicendo : „meglio la nonna che una mamma frustrata.“ Questa frase che spesso ho udita, la trovo indegna.

Il problema non vuole essere affrontato e le soluzioni di comodo sono sempre a favore degli adulti.

La donna si é evoluta, ma dove é finita la mamma?
Non ci é permesso di scegliere fra queste due realtá perché le due parti sono una sola. L’una non puó essere senza l’altra.
Perché anche se non abbiamo figli, abbiamo un cuore di mamma.
Ma come far sí che le due parti del nostro cuore possano essere entrambe felici?
Questa é la sfida che la vita ci ha destinato per compensare il privilegio del nostro grembo materno.
Purtroppo questa sfida viene spesso vissuta male. Troppe madri vivono con sensi di colpa anche se si affaticano giorno e notte.
Perché abbiamo tanti sensi di colpa? Di che cosa ci incolpiamo?
I sensi di colpa arrivano quando siamo infelici, quando c’é qualche cosa che non funziona.
Ad esempio, quando la nostra autostima scarseggia.
L’ autostima é legata all’amore di sé. Se non ci amiamo e non ci stimiamo, che amore diamo ai figli?
A parer mio, questa é la fonte dei nostri sensi di colpa.
La storia di noi donne é molto complessa e tutte noi la portiamo appresso.
Nessuno puó capire ció che noi sentiamo e tanto meno i maschi.
Molti di loro scrivono cose su di noi, ma che cosa scrivono?
Ci sará qualcosa di vero ma il piú sono fantasie e supposizioni.

È nostro compito riflettere su ció che siamo. Non ci aiutano i „se“ e i „ma“ dobbiamo imparare ad essere sincere con noi stesse per raggiungere la necessaria chiarezza.
Stiamo rincorrendo il mondo maschile con il voler emergere, far carriera, arricchirsi, competere. Emanciparsi non significa dimenticare la nostra identitá.
Penso che non ci siano glorie e ricchezze che possano compensare lo spaccamento del nostro cuore.
La chiarezza fa pulsare il cuore al momento giusto, fa funzionare la nostra intuizione per capire ció che veramente vogliamo e per essere responsabili delle proprie scelte.
Evolversi non vuol dire impoverirsi, vuol dire arricchirsi di nuovi valori, conoscenze, visioni e consapevolezza.

Permettendo che la „ maternitá“ divenisse una cosa scomoda o il freno alla nostra realizzazione abbiamo sconfinato una parte di noi stesse nello sgabuzzino delle cose vecchie e passate.


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Graziella Torboli
25 settembre 2014









 















venerdì 19 settembre 2014

sulla "felicitá"




Leggendo un libro di filosofia sulla felicitá, due frasi mi hanno cosí piacevolmente colpita, da voler far partecipare anche altri a questo piacere.

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La felicitá é quella pienezza che, nel momento in cui la si possiede, se ne é in effetti posseduti. In quanto evento che ci possiede, non possiamo „insegnare“ la felicitá, ma solo „viverla.“

Dal libro: la felicitá, di S.Natoli

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Felicitá e infelicitá sono fenomeni dell’anima, la quale prova piacere o dispiacere a esistere a seconda che si senta o non si senta realizzata.
La realizzazione di sé é dunque il fattore decisivo per la felicitá.


Democrito


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giovedì 18 settembre 2014

Festival


A fine settimama sono andata a Carpi ad un festival della filosofia. Ero accompagnata da mia figlia e dalle mie nipotine.
La cittá di Carpi non la conoscevo ed ho avuto una grande sorpresa scoprendo una cittá bellissima.
Non solo l’architettura meravigliosa ma piú che altro  l’armonia e la piacevolezza che ho provato trovandomi fra quelle antiche mura.
La grande piazza medioevale era colma di persone che aspettavano di ascoltare i temi proposti.
Le duemila sedie non bastavano a far prendere posto al numeroso pubblico, tanto che come noi, molti si erano dovuti sedere sul porfido che copriva la piazza. Una giornata calda, un cielo azzurro.
I temi di filosofia erano cosí interessanti e ben scelti, che dopo otto ore mi sembrava di volare.
Avevo la testa piena di cose belle, di nuove idee e di conferme. Comprai dei libri. Una delle mie nipoti era troppo giovane ( 11 anni) per i temi trattati e soffrí un poco per essere stata seduta per tante ore ad ascoltare cose che non capiva, ma un bel gelato la ripagó in parte per la sua pasienza. La  piú grande ( 16 anni) alla quale la filosofia non era sconosciuta é rimasta molto affascinata dalle cose udite ed era felice.
Ripartimmo verso sera alla volta di casa. Due ore di viaggio. Da tanto non avevo trascorso una domenica cosí soddisfacente.


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Graziella Torboli
settembre 2014


lunedì 1 settembre 2014

il passato


Il passato

Il passato é....passato
..... é stato,

permangono le tracce,
le ombre,
nel presente del giorno,

il tempo sovrasta,
le ombre, le tracce
lasciando i ricordi,

sí bianche nuvole
che il sole assorbe
nel cielo della vita.


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Graziella Torboli
settembre 2014