sabato 13 agosto 2016

un pensiero sul mio ritmo



Un pensiero sul mio ritmo


Parlavo al telefono  con mia sorella, e raccontavo  tutte le cose che facevo  o che dovevo fare, lamentandomi un po’, del tempo che mi mancava. Poi il discorso cadde sul ritmo di vita individuale e sul ritmo di vita a cui ognuno di noi é sottoposto. Si, tutti abbiamo un  ritmo diverso di agire di pensare e di fare. Ad un certo punto lei mi disse : „Tu vivi il ritmo del Boogie Woogie e forse dovresti passare ad un ritmo di Walzer, ora che  la tua etá é un po’ avanzata.“ Dopo aver riso insieme su questa battuta presi a pensare un po’ piú sul serio a ció che mi aveva detto..
Incominciai col pensare al mio ritmo di vita e mi chiesi: „ È davvero un Boogie Woogie“ ?
Pensai a quando i miei sei figli erano piccoli e io correvo da mattina a sera senza sosta.“ Ma ora sono tutti adulti e io vivo sola, perché continuo a correre?“ mi chiesi.  Non riesco a fare niente senza farlo nel minor tempo possibile, faccio le cose
come non avessi mai tempo abbastanza a disposizione.
Presi a riflettere su quando ero bambina, perché volevo scoprire se ero stata sempre cosí o lo ero diventata per necessita´o per...... obbligo.
Da ció che potevo ricordare, o da quello che mi era stato raccontato, mi fu chiaro che ero nata  con la disposizione a correre.  Da ragazza ero molto vivace , non solo scalavo muri, salivo sui tetti e su tutti gli alberi che  trovavo, ed ero sempre in corsa, ma mi avevano anche educata a  lavorare e ad essere responsabile per tutto ció che facevo. Inoltre, la frase memorabile, che mia madre diceva spesso „ l’ozio é il padre dei vizi“  faceva del „dolce far niente“ un mostro di tentazioni da evitare assolutamente. Forse sono stata un po’ troppo addestrata al lavoro,  ma in effetti era proprio quello di cui avevo bisogno.
Lavoravo nella ditta di mio padre  a tempo pieno . A volte , durante la stagione, quando lavoravo fino a notte  mi sentivo stanca, ma la voglia di lavorare  rimaneva sempre. Questo fenomeno lo  notai anche  tanti anni  piú tardi, quando  ero giá adulta e con una cospicua famiglia da accudire.
Mi ricordo che un giorno, lavorando in giardino alzai gli occhi al cielo e dissi: „ma perché non mi passa la voglia di lavorare ?  diventeró vecchia un giorno e forse mi passerá. „  Questo fu piú un desiderio che un pensiero,  perché non riuscivo a capire questa mia voglia di fare.
L’energia che avevo in me, mi spingeva a fare tutto quello che la mia spiccata fantasia dettava.
Passarono gli anni, ma non la mia corsa. Non conoscevo  il mio ritmo e non sapevo di averne uno. Ho funzionato per tanti anni per accudire gli altri. Dopo i sessantanni andai in pensione. Avevo divorziato da mio marito  dieci anni prima.  I miei figli,    studiavano  o lavoravano, ma vivevano tutti fuori casa e avevano la loro vita, il nostro rapporto era molto bello e non perdevamo mai un’occasione per stare insieme. Fu cosí che inizió la mia  nuova vita. Non avevo mai vissuto da sola e non avevo idea di come fosse.
Il primo mese  fu facile perché mi sentivo libera. Gli ultimi dieci anni, avevo lavorato  come mentore in un colleggio  dove le mie energie erano veramente richieste ed io naturalmente, non le avevo risparmiate.
Ero sola e avevo tutto il tempo a disposizione, ma per chi? Ero abituata a funzionare per gli altri e non per me stessa. Caddi in un buco di tristezza.  Mi sentivo inutile  e pensai che a quel punto potevo  anche  morire, visto che non servivo  piú a nessuno. Per delle settimane rimurginai pensieri tristi. Ero molto scoraggiata. Poi pensai di fare un viaggio da sola in macchina. Partii senza  itinerario fermandomi giorno dopo giorno in tutti i paesi dove arrivavo. 
Individuai molte mie paure che portavo in me in forma latente e che dovevano solo essere scoperte ma non pensai mai che forse dovevo trovare il mio ritmo.  Trascorsi ore e ore in riva al mare seduta sulla sabbia  o nei boschi  che trovavo durante il percorso, a pensare al mio futuro. 
Dopo quindici giorni ripresi la via del ritorno. Mi sentivo meglio, ma ancora non me ne rendevo conto.
Venne a trovarmi un’amica.  Parlando del mio stato d’animo, lei mi disse: „devi trovare qualche cosa che ti piaccia, una passione, una cosa per te.“ Pensai  a cosa potesse  piacermi, ma non mi vennero in mente, se non  le cose che facevo sempre e che  a parer mio non potevano riempire la mia vita. Mi mancava quel  certo nonsoché !!! O forse mi mancava il mio vero ritmo di vita ? Il mio nuovo ritmo?
 Non quello che viene imposto da altri ma quello che sorge spontaneo dal nostro carattere, dai nostri desideri, dalla nostra anima.
Ero attiva , ma mi sentivo piatta come una strada asfaltata.
Ed ecco che un giorno mi venne un’idea. „ Voglio studiare matematica“ mi dissi.
La matematica mi é sempre piaciuta e i numeri mi affascinavano.
Iniziai a studiare. Tutti i giorni per delle ore facevo calcoli. Il tempo non contava piú. Avevo trovato la mia passione. Non ero piú sola, avevo la matematica che mi stimolava a ragionare, a pensare, e mi faceva dimenticare tutto il resto.
La mia vita cambió e acquisí un suo ritmo. La mia attivitá non venne meno, ma con la matematica avevo trovato una vera passione che oltre tutto, mi alzava l’adrenalina. Essere sola mi soddisfaceva sempre di piú e il silenzio intorno a me mi faceva sentire viva.
Non mi sentivo piú piatta cone una strada asfaltata bensí ondulata come un paesaggio della toscana.
Il ritmo ci dá sicurezza, perché fa parte di noi.  Quando il nostro ritmo viene interrotto da eventi estranei puó essere piacevole e interessante,  ma non per lungo tempo.  Il nostro  ritmo é la danza della nostra vita e vuole essere considerato e vissuto.
Il mio ritmo l’ho ritrovato e so che non é solo Boogie Woogie, ma si alterna al Valzer lento e qualche volta diventa anche un......... Blues. 
Ma é il mio ritmo.


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Graziella Torboli
8.8.2016





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