sabato 14 aprile 2012

visita al museo

dal diario di una mamma del 1978


La cultura dei nostri figli é senza dubbio una cosa molto importante.
Non ci dovrebbe essere un giorno stabilito come per esempio, il primo giorno di scuola, per trasmettere ai nostri figli qualche nozione di storia o di arte. I bambini sono molto sensibili all`arte, l`importante é che noi adulti rispettiamo la loro etá ed i loro limiti.
Le escursioni nei Musei  possono essere  divertenti se sono brevi.
I  miei bambini sono tutti piccoli peró qualche capatina nei Musei l`hanno giá fatta. C`é anche da dire, che una cosa é andare al museo con uno o due bambini, un`altra é di andarci con cinque.
Purtroppo cio´ che oggi mi é capitato mi ha lasciata un po´perplessa ed ha messo in dubbio queste mie teorie culturali per l`infanzia.
Questa mattina, mio marito ha avuto la brillante idea di proporre a tutta la famiglia una visita al museo. C´é un`esposizione di “ vita nel Sahara” disse, “potrebbe essere adatta anche per i bambini.”
Il tempo era abbastanza bello ed io, grazie ad un mese di ferie passate al mare, ero piuttosto riposata.
Cosí ho vestito a modo i miei cinque rampolli non senza difficoltá, perché volevano rimanere a casa e giocare agli indiani.
Per convincerli di venire con noi , dovetti raccontare un sacco di storie avventurose su usi e costumi di un paese tanto lontano da noi.
I miei racconti non li convinsero molto tanto piú che la piu´piccola, forse annoiata dalle mie storie continuava a ridere ed a fare strani ululati , distraendo cosi anche i
suoi fratelli.
Alla fine partimmo tutti insieme alla volta della cittá.
Dopo aver posteggiato la macchina ci incamminammo verso il museo. La folla della domenica pomeriggio non mancava e questo ci impediva di camminare normalmente perché i bambini cercavano sempre di scappare a destra e a manca.
Dopo un quarto d´ora di strada arrivammo davanti al museo e subito vidi far mostra di se una grande fontana tutta zampilli. Le fontane mi sono sempre piaciute molto peró da quando ho figli non mi piacciono piú. Chissá perché.
Sta di fatto che appena i miei figli videro la detta fontana partirono in gruppo e subito salirono sul muricciolo. Io corsi diretta a riprenderli non senza una certa lotta e raggiunsi mio marito che nel frattempo si era messo in fila davanti allo sportello dei biglietti. Che vidi? Una fila innumerevole di persone che aspettava e mio marito éra l`ultimo. Che fare? Come tenere a bada 5 bambini che si annoiavano?
Speranzosa mi misi in fila con mio marito. Purtroppo appresi molto in fretta che le mie due mani non bastavano per tenere calmo il mio gruppetto e dopo aver ripreso la piú piccina che stava bocconi e faceva cucu  fra le gambe di un anziano signore, anche lui in attesa del biglietto,  decisi di lasciare la fila in attesa e non avendo altra scelta portai i bambini sul piazzale dove ci aspettava la zampillante fontana. Quando mio marito mi chiamó, mi sentii liberata da un incubo. Non avevo fatto altro che saltare intorno alla fontana per evitare che uno o l`altro dei miei figli ci cadesse dentro. Era caldo, era estate, eravamo al museo.
Entrammo nella sala dell`esposizione. Vidi che non solo c`erano esposti mode e costumi del Sahara ma che tutto il pavimento era ricoperto dalla sabbia finissima del deserto. Di questa me ne accorsi prima di tutto perché dopo tre passi vi affondai fino alle caviglie compresi sandaletti con tacco e calze.  Non vi dico la mia gioia perche non ci sono parole per descriverla ma bensí quella dei miei figli. In un baleno mi trovai sommersa da calzini e scarpette me ne mancava una fra i denti. I miei figli li vidi sfrecciare davanti a me ed a rotalarsi felici come non mai nella finissima sabbia del Sahara. Stavano rivivendo il mese al mare. Mio marito che é un tipo molto tranquillo e non si lascia mai prendere dal panico,  si mise ad osservare l`esposizione come nulla fosse cioe`come non ci coniscesse.
Nel locale c`era un grande caldo  sembrava di essere in Africa. Io ero bagnata di sudore, anche perché continuavo a correre. I miei figli credendosi sulla spiaggia cominciarono  a fare i primi tentativi di spoliarello. Io mi vergognavo un pó perche ormai  stavamo attirando l`attenzione di tutti. I visitatori dovevano scansare ogni monemto uno dei miei figli  che non conoscendo i divieti dei musei , saltavano sopra o correvano sotto le corde di divisione dei vari reparti  divertendosi un mondo. Non avrei nemmeno potuto fingere che non fossero  tutti miei  perché li avevo vestiti tutti  uguali,  in piú di colore rosso.( cercavo sempre di vestirli di colore uguale per riconoscerli da lontano.)
Quando mio marito decise di aver visto abbastanza ci chiamó.
Io raccolsi i bambini dalla sabbia, erano tutti sudati e impolverati. Li scrollai un pó per liberarli dai granelli , e con le braccia piene di vestiti e scarpe mi avviai verso l´uscita. Oh, che bella oretta ,pensai!
L´Arte é una gran bella cosa. Mi era rimasta impressa una capanna di sassi , perché la guardai spesso con un gran desiderio di rinchiuderci tutti i miei figli per almeno mezza ora. “Tanto per riprender fiato” mi ero detta.
Rimasi un pó delusa quando appresi che mio marito non voleva andarsene ma bensí salire al secondo piano.
“Tre devono fare la pipí”  dissi sottovoce . Mi avviai verso i bagni mentre mio marito con la piu´ piccola in braccio, perche´era scalza (le scarpe le avevo nella borsa), sali al piano superiore.
Anche al bagno dovemmo metterci in fila e non per poco. Finalmente potemmo avviarci. La grande scalinata che portava al secondo piano éra ricoperta di finissima sabbia e c´era pericolo che i piccoli scivolassero. Cosí li feci salire a due a due davanti a me  per essere pronta a prendere al volo il primo che fosse scivolato
Arrivati al piano superiore trovammo mio marito con la piccola, la quale delusa per la mancanza della sabbia, nonché stanca ed accaldata si era messa a fare la matta correndo e strillando. Io cercai di tenerla calma prendendola in braccio e contenporaneamente badare agli altri correndo da un lato all’altro. Ogni tanto passavo nelle vicinaze di mio marito, il quale, preso da grande interesse per quanto leggeva,  vedendomi cercava di fermarmi e parlarmi della cultura dei Beduini di 10.000 anni fa. Io mi ricordo solo del numero 10.000.
Quando mio marito propose  di fare un secondo giro della mostra i bambini corsero da me spaventati a chiederne il perché.
Io li tranquillizzai assicurandoli che papá avrebbe fatto presto il suo secondo giro, e lo aspettammo al piano di sotto, in mancanza di sedie, seduti in gruppo su un tavolino dell´ingresso.
Eravamo tutti stravolti dal caldo e dalla stanchezza.
Questo è il ricordo piú vivo che mi  sia rimasto della nostra visita al museo.

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G. Torboli 1978

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