giovedì 8 novembre 2012

Al Bar


Al Bar


E`una mattina fredda e piovigginosa di novembre.
Sono uscita con l’ombrello per fare delle commissioni.
Dopo essere entrata ed uscita da un paio di negozi, ho avuto voglia di un cappuccino caldo.
Cosí sono entrata in un Bar. Era un Bar piccolo e intimo. La barista era una giovane donna e stava discutendo animatamente con un amico sulle funzioni del suo telefonino.
Mi saluto´gentilmente ed io ordinai il mio cappuccino.
Mentre attendevo al banco  osservai l’ambiente.
C’erano pochi tavoli ed a ogni tavolo sedeva un cliente. Li contai. Erano otto. Tutti otto sedevano soli e armeggiavano con il loro telefonino.
Testa bassa e silenzio. Tutto era silenzio. Nessuno parlava.  Il conoscente della barista  era andato via. Bevvi il mio cappuccino e continuai a guardarmi intorno pensando - Dove sono finiti  i bar rumorosi e allegri , il punto di ritrovo con amici che ridevano e si raccontavano i pettegolezzi del paese? Non parliamo poi delle animate discussioni sportive. Era un vero spasso stare ad ascoltarle.-
Tutto era silenzio. Rimasi allibita ad osservare. Nessuno alzava la testa.
Sobbalzai ad un tratto sentendo la voce della barista che guardando verso la strada gridava:
-Oh! Arriva il mio bambino, il mio amore! -
Guardai anch’io in quella direzione e contemporaneamente sentii l’abbaiare di un cane. Era un cane grande e nero.
La barista continuava a gesticolare ed a gridare e ridere verso il cane che tutto agitato guardava la barista  attraverso la finestra del Bar. Poi, lei disse, riferendosi a noi, suoi clienti:- Lui abbaia perche`vuole che io esca, ma ora non posso.-
Il cane continuava ad abbaiare. Nel bar persisteva il silenzio.
Io finii di bere il mio cappuccino e me ne andai pensando con tristezza che il mondo stava veramente cambiando....aprii il mio ombrello e camminai verso casa ascoltando il  ticchettio  della pioggia.



°°°°°°
Graziella Torboli
 2012

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